Di Ciro Alessandro Sacco

E’ innegabile che negli ultimi dieci anni circa il Regno Unito, che per molto tempo sembrava diventato (agli stranieri) esclusivo dominio della Games Workshop, abbia sviluppato nuovamente un settore del gioco hobbistico ampio e diversificato. Ci sono editori molto importanti (Modiphus, Cubicle 7) con licenze di primissimo piano (ad esempio Star Trek)  e molte produzioni originali (Achtung Cthulhu nei giochi di ruolo, Escape the Dark Castle nel gioco da tavolo), grandi manifestazioni (UK Games Expo) e perfino una rivista mensile da edicola dedicata al gioco da tavolo, Tabletop Gaming. All’inizio di quest’anno è uscito, grazie a un riuscito progetto di finanziamento collettivo, il primo numero (siamo arrivati al terzo) di una seconda rivista, Senet, un trimestrale venduto direttamente dagli editori/direttori e in una serie di negozi fisici e on line. Al momento, come Tabletop Gaming, non ha una distribuzione italiana.

Presentazione

Senet è una rivista interamente a colori di 64 pagine venduta al prezzo di sette sterline, un costo adeguato alla categoria dei premium magazines che contano per la salute dei loro bilanci in gran parte su vendite ed abbonamenti ma poco (o per nulla) sugli inserzionisti pubblicitari (ci sono, ma molto pochi). La grafica è curata, semplice e pulita, a mio giudizio piacevole e rilassante. Pur avendo un numero di pagine non alto, è stata stampata a costoletta e non rilegata con graffette, suppongo per darle un aspetto più ‘serio’ e fare una bella figura sullo scaffale di una libreria. Nel complesso una impressione molto positiva.

La rivista

I fondatori ed editori della rivista sono Dan Jolin e James Hunter: non posso fare a meno di notare che Dan Jolin, insieme a molti altri degli autori della rivista, sono collaboratori della rivista Tabletop Gaming. Dan Jolin si occupa del ruolo di direttore mentre James Hunter si occupa della direzione grafica e artistica, anche se in una impresa piccola spesso questi ruoli non hanno una divisione molto netta. Rispetto a Tabletop Gaming, i paragoni sono inevitabili, Senet si occupa solo ed esclusivamente (almeno nei numeri 1 e 2) di giochi da tavolo senza alcuno spazio per giochi di miniature, giochi di ruolo, giochi di carte collezionabili e via elencando. Non mancano poi varie rubriche, alcune delle quali facilmente immaginabili: recensioni, anteprime, una rubrica dove un autore di giochi dice la sua su un certo argomento (varia da numero a numero), l’interessante “Shelf of Shame” (dove un addetto ai lavori racconta di un gioco che possiede ma non ha quasi mai giocato e non per collezionismo), la posta, le anteprime (scelte con un criterio che non viene comunicato)… Naturalmente, il grosso della rivista è occupato da interviste (qui nella formula ‘domande e risposte’ che preferisco allo stile ‘conversazionale’, segnalo nel numero 1 la bella chiacchierata con l’autrice di Wingspan), panoramiche (nel numero 1 un articolo sulla filosofia dei giochi di piazzamento lavoratori, nel numero 2 una sul colonialismo nei giochi molto valida) e inchieste. Ogni numero contiene anche una intervista e un profilo con un illustratore e graphic designer impegnato nel mondo del gioco, un modo per fare conoscere meglio una categoria professionale tanto fondamentale quanto poco discussa nella creazione di un gioco. Gli articoli che ho letto sono tutti ben scritti e di piacevole lettura. Manca, come di abitudine nel settore, qualsiasi articolo che guardi al gioco come un’impresa o copra temi controversi.

Giudizio

Senet è certamente una rivista piacevole da leggere e la seguirò anche in futuro, ma va detto che nei contenuti è almeno per ora assai difficile distinguerla dalla consorella Tabletop Gaming. Tutti gli articoli che ho letto avrebbero potuto essere tranquillamente ospitati dalla più diffusa e nota rivista mensile, forse inevitabile dal momento che il suo direttore e molti collaboratori scrivono per entrambe le testate. Rappresenta quindi certo un ampliamento e un arricchimento per chi ami leggere di giochi, ma non un diverso punto di vista o una differente filosofia di come fare una rivista sul gioco da tavolo. Vedremo se i numeri futuri le daranno una maggiore individualità.