DI FRANCESCA MONDELLI

Ecco l’inizio di un nuovo ciclo di storie ambientate nel microcosmo di Dungeons & Dragons.

Edgin e Kira sono padre e figlia che, a seguito della morte della madre, tentano di tenere insieme i pezzi della propria famiglia, senza apparentemente riuscirci molto; grazie a un incontro fortuito si unisce a loro Holga, una possente barbara dal difficile passato, che, assieme a Edgin un talentuoso ex-agente di una società segreta, costituisce il nucleo della loro banda di ladri. Questa piccola associazione a delinquere presto incontrerà molti ostacoli, ma anche occasione di crescita, accogliendo al suo interno l’ammaliante truffatore Forge Fitzwilliam e il giovane mago Simon.

Il romanzo, in pratica, segue le vicende che hanno portato alla creazione della banda criminale che sarà protagonista del film Dungeons and Dragons L’onore dei Ladri, attestandosi a tutti gli effetti come suo prequel (assieme a Doric La Druida).

Non una trama unitaria, ma più episodi di crescita

Le vicende in questo libro non sono unite da una trama lineare che vede i protagonisti sin da subito impegnati a percorrere tutte le tappe della missione principale; il corpo della vicenda è costituito, bensì, da quattro avventure apparentemente slegate e distanziate tra loro anche da parecchi anni. In un crescendo di difficoltà (si inizia, infatti, dal derubare un banco dei pegni legato alla malavita locale e si finisce con l’irrompere alla festa di un potente mago dragonide), i protagonisti affrontano delle classiche quest non dissimili da quelle in cui può essere coinvolta una compagnia di avventurieri durante una serata ruolistica, tant’è che i lettori giocatori vi ritroveranno facilmente, non solo le note ambientazioni fantasy, ma anche il tipico ritmo da gioco di ruolo.

Di per sé la cosa può essere di piacevole lettura, ma senza una finalità effettiva questi quattro episodi rischiano di divenire solo un particolare accessorio: cos’è che evita che sia così? Innanzitutto l’eterogeneità di tipi di missioni è giustificata dal background dei protagonisti, i quali sono sempre spinti dalla necessità del “volere qualcosa di più”: tutti loro scelgono scientemente di percorrere una strada più pericolosa, dal profilo criminale più accentuato, sempre orientati al risultato maggiore. Più volte all’interno delle loro missioni essi potrebbero decidere di fermarsi e rinunciare, o accontentarsi di quanto già ottenuto: non lo fanno mai. Essi non sono gli eroi di Dragonlance, concentrati su un unico tipo di missione volto al bene generale; in questo romanzo i protagonisti sono tutti ladri, gente che vuole di più e tenderà ad accettare di affrontare qualsiasi cosa per ottenere quel “di più”.

In seconda istanza ogni nuova avventura è occasione di una crescita per i protagonisti, sia individualmente, sia come gruppo: Edgin e la figlia Kira affrontano attimi di incomprensione, Holga cerca di superare la separazione dal suo clan, Simon tenta di acquisire maggiore fiducia in sé stesso; e mentre ognuno di loro è preso nella sua traversia personale, il gruppo si consolida, affina la propria intesa e crea legami che assurgono sempre più alla dimensione familiare.

La dimensione familiare

Il romanzo inizia presentandoci una scena assai dura: un padre rimasto solo a crescere una neonata e insicuro sul futuro di entrambi. Già da questo particolare comprendiamo che Edgin, il protagonista principale del romanzo, non avrebbe potuto essere il classico eroe mosso da una vocazione al bene comune, essendo troppo invischiato nella ricerca di una sopravvivenza personale: non puoi pensare di “perder tempo” a salvare il mondo se non hai come nutrire una bambina. La focalizzazione su una dimensione familiare, oltre a essere punto di partenza per molte vicende, crea empatia con il lettore, anch’egli preso nelle difficoltà quotidiane.

Ma le necessità familiari non sono solo materiali: vi è un appetito relazionale che ogni personaggio deve poter saziare prima di iniziare un processo di miglioramento personale. La continua paura di Edgin per l’incolumità della figlia di nove anni Kira crea tra loro una notevole distanza; il dolore per la perdita della propria tribù e un ruolo genitoriale (nei confronti di Kira) non pienamente riconosciuto rende Holga molto chiusa; le aspettative familiari gravano sulle spalle di Simon annichinendone il potenziale: tutti questi limiti possono essere superati con il supporto di quello che non è un semplice gruppo di criminali, bensì una famiglia sostitutiva all’originale fonte di molto stress. Bisogna dire che molte di queste considerazioni sono possibili a motivo del perno emozionale che è Kira, la quale, grazie alla sua spontaneità data dall’infanzia, scalza molte barriere di pudore (e buon senso) che altrimenti rallenterebbero l’avvicinamento dei componenti del gruppo; inoltre la necessità di garantirne sempre la salvezza spinge tutti a un ruolo parentale succedaneo che, inevitabilmente, unisce.

 Certamente questa peculiarità relazionale arricchisce la personalità dei personaggi, ma, al contempo, restituisce a volte scene un po’ melense con dialoghi poco brillanti e un po’ ripetitivi.

Una non-storia

Abbiamo fin ora parlato della trama quadripartita e dell’attenzione che l’autrice presta alla personalità dei personaggi e possiamo definirli aspetti certamente positivi che, anzi, permettono di divergere dalle solite trame monoblocco; non di meno dimostrano anche una assenza di focus che ci fa sospettare che la presentazione dei personaggi sia l’unico scopo di questo libro. La strada per Neverwinter si presenta già nel titolo un excursus preparatorio a un qualcosa che si svolgerà altrove, cioè il film Dungeons and Dragons L’onore dei Ladri che è anche apertamente richiamato in copertina. Di per sé questo non sarebbe affatto un problema, se non che, anticipando che l’evoluzione completa di questi avverrà solo all’interno della pellicola, la loro parabola di crescita all’interno del libro rimane monca, quasi annullata: Edgin promette alla figlia di non abbandonarla più, per poi mentirle e lasciarla a inizio film; Holga accetta un ruolo para-genitoriale che è poi messo nuovamente in discussione nel film; Simon è ancora un mago pieno di dubbi e tutti sembrano ritrovarsi esattamente nello stesso identico punto da cui erano partiti. Eppure non mancano aspetti interessanti dei nostri ladri preferiti che avremmo voluto scoprire e che avrebbero rappresentato un buon spunto per un romanzo: la vita di Edgin come Arpista, la travagliata storia d’amore di Holga che l’ha portata a rompere con la sua famiglia, la difficile infanzia di Simon e, ovviamente, Forge…

E Forge?

 In questa recensione si è parlato molto poco di Forge Fitzwilliam, perché, per quanto sia un personaggio molto divertente e motore di molte vicende, è anche quello che evolve meno: ci viene consegnato già completo e, infatti, differentemente dagli altri non ha nessuna lacuna relazionale da colmare: egli è già amico di tutti. In un paio di occasioni si allude alla sua avidità e voglia di emergere, ma non è il centro di nessun sviluppo e, anzi, ci si dimentica presto di tale particolare perché agisce al pari di tutti per il bene della banda e, in più occasioni, per la salvezza di Kira: nessun tentennamento, nessuna obiezione sembrano suggerire che dentro di lui si celi un potenziale traditore.

Chi ha visto il film sa perfettamente cosa ci si dovrebbe aspettare da Forge e sarebbe stato piacevole scoprire cosa porta una persona tanto affabile ad essere così poco affidabile; purtroppo questo nel libro non viene spiegato.

Conclusioni

Il libro tutto sommato è una lettura piacevole, così come sono piacevoli i vari personaggi e i dialoghi tra loro, sempre molto brillanti; le scene d’avventura, inoltre, sono molto ben scritte, rese bene nelle difficoltà che può incontrare un personaggio dotato più d’ingegno che di armi leggendarie o poteri sovrumani. Rimane, però, un senso di insoddisfazione che chi ha visto D&D L’Onore dei Ladri (e conosce già la conclusione di molte vicende) può provare nel constatare che non viene rivelato molto di più di quanto viene raccontato da Edgin stesso nei primi venti minuti del film: ciò spinge – ovviamente a mio giudizio – a ritenere il tutto un’occasione mancata da parte di quella che è una buona autrice con a disposizione del buon materiale. Rimane la speranza che questa, in realtà, sia solo una tappa di altri titoli che, finalmente, appagheranno la sete di conoscenza dei lettori.

Rimane, comunque, un libro che nella nostra collezione di appassionati di Dungeons & Dragons non può assolutamente mancare, assieme al suo gemello Doric la Druida.