Con questo titolo si conclude la trilogia de Le Cronache Perdute, romanzi che completano la narrazione degli eventi della Guerra delle Lance accennati, ma mai interamente raccontati ne Le Cronache, prima e più importante trilogia di Dragolance del duo di autori Tracy Hickman e Margaret Weis. Differentemente dai primi due romanzi che seguivano più personaggi contemporaneamente per vedere le loro vicende intrecciarsi come in un disegno definito dal destino, in quest’ultimo libro l’unico protagonista è Raistlin Majere. Per gli appassionati dei libri Raistlin rappresenta uno dei personaggi più amati, al centro di molti titoli a lui dedicati: quest’ultimo in particolare lo ritrae in un periodo spartiacque della sua carriera da mago e della sua storia personale, cioè all’indomani della sua fuga solitaria dal maelstrom che ha condannato alla morte per annegamento i suoi amici e, in particolare, il suo gemello Caramon. Dopo aver preferito salvare solo se stesso, non solo sì è lasciato alle spalle quelli che avrebbero dovuto essere i suoi affetti più cari, ma ha iniziato a indossare le vesti nere di Nuitari, divinità della magia oscura, e abbracciare la causa della regina Takhisis, la divinità malvagia i cui eserciti stanno portando morte e distruzione nel continente fantastico del Krynn.

I nemici esterni

Un romanzo con Raistlin protagonista è solitamente differente dagli altri della serie, questo perché non si tratta più di seguire un gruppo di singoli eroi che reagisce alle traversie a cui il caos li condanna, tentando di rincorrere sempre il manufatto giusto, l’alleanza conveniente, l’eroe vincente in risposta a un problema esterno. Seguire le vicissitudini di Raistlin significa, invece, assistere all’operato di una personaggio che vuole attivamente modificare la realtà che lo circonda e non teme di fare la prima azione a cui poi saranno gli altri a muoversi in risposta; si legge un romanzo con Raistlin protagonista non per sapere cosa gli accadrà, bensì per capire cosa lui farà e quel che fa in questo capitolo della sua personale saga è iniziare a sfrondare la schiera dei nemici che gli impediscono la sua personale salita al potere nelle fila della Regina Takhisis, ora che ha deciso essere quella fazione la sua migliore scelta.

A tal motivo, dopo essersi messo in salvo, si reca nella capitale di Neraka per mettersi a servizio dell’imperatore usurpatore di Ansalon, scoprendo, però, una ragnatela di conflitti in cui anche un mago dotato come lui rischia di rimanere invischiato: l’Imperatore lo vuole sfruttare per spiare la sorella Kitiara; Kitiara ne vuole fare una pedina per attentare all’Imperatore; il Signore della Notte, sacerdote di Takhisis, ha tentato di torturarlo per scoprire i suoi segreti; la dea stessa vuole impossessarsi del potente manufatto magico, il Globo dei Draghi, in suo possesso; un nucleo di resistenza interno alla città ne vuole fare il suo burattino; e tutti, contemporaneamente, vogliono ucciderlo.

Inutile dire che le aspettative di tutte queste persone sono destinate a essere frustrate, giacché l’ambizione di Raistlin non li contempla nei suoi piani; al contempo è interessante vedere come un mago, certo molto abile, ma non ancora sensibilmente potente, deve barcamenarsi fra richieste differenti e i suoi personali interessi: una continua rincorsa all’inganno che lo rende un personaggio sempre pieno di sorprese.

I nemici interni

Dove non intervengono gli intrighi di Neraka, ci sono potenti avversari interiori a rendere travagliato il successo di Raistlin: due in particolare rendono la vita del mago molto complessa ed entrambi risalgono ai tempi della Prova, ovvero del rito di passaggio con il quale un mago dimostra di essere tale (o perisce nel tentativo), sempre a costo di terribili ferite sia interiori, sia esteriori.

Infatti all’epoca Raistlin, destinato inizialmente al fallimento, accetta di ospitare nel suo corpo lo spirito di Fistadantalus, un potente stregone del passato la cui arroganza lo ha costretto a una non-morte per sopravvivere nella quale deve nutrirsi dell’energia vitale di chi accetta di accoglierlo dentro sé. Il legame con Fistandantalus arricchisce il giovane Majere di un potente alleato, ma il costo è altissimo, tanto più che sbarazzarsi di tale indesiderato ospite è reso complesso dal fatto che il vecchio mago è a conoscenza di ogni suo singolo pensiero, motivo per il quale egli è costretto a disciplinare la sua stessa mente per poter battere in astuzia un nemico davvero infido.

Quando non è la voce di un non-morto a sibilare nella mente del giovane, ci pensa allora la voce di Caramon, il gemello che Raistlin ha condannato a morte, decidendo di non portarlo con sé in fuga dal maelstrom, malgrado gli anni trascorsi in uno stato di debito, se non totale dipendenza dalle cura amorevoli del fratello. In realtà il mago aveva già “ucciso” una proiezione di Caramon durante la Prova rendendosi finalmente consapevole di come nella sua corsa al potere fosse disposto a rinunciare a tutto, anche all’amore fraterno: e allora perché continua ad avvertire attorno a sé la presenza e la voce di un fratello che ha “ucciso” per ben due volte?

Evidentemente il rapporto con il gemello non è risolto come aveva inizialmente pensato: probabilmente si cela nell’animo di Raistlin una tensione affettiva che egli, pur tentando di sottacere con la razionalità relazionale più pura, non ha domato. D’altro canto molti dei suoi gesti lo confermano e ci restituiscono del protagonista una dimensione complessa con la quale di certo non possiamo identificarci, ma che al contempo lo rendono un villain – perché egli di questo si tratta – dalle eterogenee sfumature psicologiche.

Entrambi questi nemici – Fistandantilus e la sua coscienza – danno molto filo da torcere a Raistlin e leggere di questo confronto non sarà meno piacevole del vederlo ingannare i suoi nemici in carne e ossa.

Un Impero in declino

        La storia del protagonista, in questo romanzo come negli altri, è anche la storia di una società di recente nascita che ha unito in maniera raffazzonata razze e popoli differenti (umani, dragonidi, orchi, goblin, ecc.) tutti sotto il regno terribile di Takhisis, unione che – con il complicarsi della guerra – inizia già a sfaldarsi, rivelando la debolezza di un legame forzoso.

        L’Imperatore di Ansalon, mano armata della divinità oscura, pensa che a minare il suo potere sia il solo complottare della Signora dei Draghi Kitiara uth-Matar, ma è cieco nei confronti di un declino che sta partendo dal basso: gli autori si soffermano a darci ritratti dinamici ed efficaci di molti personaggi secondari con i quali apprendiamo come in seno al novello Impero di cui Neraka è un prototipo si celino odi razziali, abusi di potere e coercizione religiosa.

Anche questa volta interlocutore di eccezione sono i dragonidi: nati dalla corruzione delle uova dei draghi buoni, essi sono combattenti indefessi e fedeli alla Regina Takhisis; eppure queste due caratteristiche iniziano a risentire della diffidenza e del disprezzo con cui sono trattati da una gerarchia che sembra fatta per escludere la colonna portante dell’esercito. Le tensioni di razza che li sconvolgono prendono voce tramite il personaggio del tenente dragonide Slith che, disilluso nelle aspettative di un riscatto all’interno di una società multirazziale, arriva ad esprimere il desiderio di fondare una città abitata esclusivamente dalla sua razza, dimostrando una capacità di astrarre un futuro utopico anche per sé e per i propri fratelli, indipendentemente dalla devozione alla Regina delle Tenebre.

Conclusioni

        Si può riassumere la trama del libro affermando che descriva l’estenuante ricerca di potere di un eroe isolato contro tutti all’interno di una società in decadenza. Concentrarsi su un solo protagonista, dopo due romanzi sapientemente costruiti in giochi di rimandi tra più gruppi di personaggi, richiede da parte dei due autori una maturazione nella gestione del ritmo, cosa resa possibile grazie a un uso dei dialoghi (del mago con gli altri e del mago con sé stesso) sempre capaci di tener viva l’attenzione in una trama fatta più di incontri che d’azione. Vengono finalmente meno anche quei lunghi prologhi difficili da digerire presenti all’inizio dei primi due romanzi, mentre le nozioni contenute nelle saghe precedenti che servono alla comprensione degli eventi sono queste volte centellinate lungo tutto il romanzo, rendendo tutto più rapido e accessibile anche ai neofiti di Dragonlance.

        Il capitolo finale si discosta dalla solita chiamata all’avventura fornendo una piacevole e inusuale conclusione alla trilogia, la quale si attesta a tutti gli effetti una valida tappa intermedia all’interno della narrazione della Guerra delle Lance.