Un altro tema delicato del mondo ludico

In passato Infoludiche si è occupato (soprattutto dall’esplosione della pandemia) di negozi, dei loro problemi e del loro rapporto con editori e distributori (categorie che spesso in Italia – ma non solo – si sovrappongono). I risultati sono stati molto interessanti, portando alla luce esigenze, speranze, contrasti e problemi che in precedenza navigavano – per così dire – sott’acqua, noti a molti addetti ai lavori ma mai discussi in pubblico. Questa volta affrontiamo, grazie al contributo di decine tra negozi e associazioni, un tema delicato, tema che condiziona i rapporti e la percezione dell’altro tra questi due imprescindibili attori del mondo ludico: i negozi di giochi (con una sede fisica, indispensabili punti di ingresso per nuove leve di giocatori) e le associazioni (che offrono spazi per giocare, la possibilità di conoscere nuovi titoli e un luogo di accoglienza per giocatori ‘isolati’). I risultati della nostra inchiesta mostrano un rapporto difficile (non sempre), con molti negozi che ritengono le associazioni una distribuzione parallela (li danneggia e “porta via clienti”) mentre una grande percentuale di associazioni accusa i negozi di pensare solo al denaro (desiderosi solo di vendere e sfruttare le associazioni stesse come serbatoio di clienti). Nondimeno, esiste una diffusa percezione che un rapporto più sereno sia non solo possibile, ma auspicabile e questo è certo incoraggiante.

Il primo sondaggio

Abbiamo avviato un sondaggio tra decine di negozi per raccogliere una prima serie di commenti e successivamente contattare parte dei rispondenti per avere risposte più dettagliate. La domanda rivolta ai negozi era assai semplice: “Quale valutazione date del vostro rapporto con le associazioni del vostro territorio?”. Le risposte sono state le seguenti:

  • il 32% dei rispondenti ha parlato senza mezzi termini di un rapporto Ostile (“l’associazione si pone come un ‘negozio ombra’, nessuna collaborazione per nessun motivo”)
  • il 29% di un rapporto Freddo (“l’associazione ha un gruppo di acquisto regolare che fa concorrenza, nessuna collaborazione se non episodica”)
  • il 28% invece parla di un rapporto Ottimo (“nessun gruppo di acquisto, collaborazione piena e continuativa”)
  • il 7% di un rapporto Neutrale (“l’associazione ha un gruppo di acquisto, collaborazione solo per eventi specifici”)
  • il 4% di un rapporto Valido (“c’è una certa continuità di collaborazione, occasionali ‘acquisti collettivi’ pro soci”).

E’ quindi quello che emerge un quadro decisamente severo, con il 61% dei negozi sondati che ha una opinione (molto) sfavorevole delle associazioni locali a cui si contrappone un 32% che segnala un rapporto (molto) sereno.

Le domande ai negozi

Abbiamo contattato parte dei negozi che hanno risposto al sondaggio chiedendo risposte a tre altre domande più specifiche

1) Ritiene che le associazioni abbiano un ruolo e se si quale nella promozione del gioco hobbistico e quindi a vantaggio della sua attività?

2) Può cortesemente motivare la scelta della valutazione del suo rapporto (Ottimo, Valido, Neutro, Freddo, Ostile) con le associazioni del territorio (se i rapporti sono differenziati tra varie associazioni non ci sono problemi, lo specifichi)?

3) Ritiene sia possibile una collaborazione piena e armoniosa tra negozi e associazioni del territorio?

Per consentire a tutti di esprimersi con la massima libertà abbiamo offerto l’opzione di mantenere celato il nome del negozio, opzione scelta dalla netta maggioranza degli intervistati per “evitare rappresaglie” (!), “motivi di pubbliche relazioni” e un più generale “preferisco la riservatezza”.

Ed ecco i risultati.

Ritiene che le associazioni abbiano un ruolo e se si quale nella promozione del gioco hobbistico e quindi a vantaggio della sua attività? Chi si fosse preoccupato per il 61% dei negozi che descrive il proprio rapporto con le associazioni Ostile o Freddo troverà conforto che la stragrande maggioranza delle risposte a questa domanda è favorevole (anche fra i più aspri nel giudicare i propri rapporti con l’associazionismo locale), naturalmente non mancano le sfumature. Fra i più favorevoli ad esempio Valentina Boido del negozio Dominaria di Casale Monferrato AL (“Ritengo che abbiano un ruolo nel tenere saldo ed unito un gruppo di gioco, dove il negoziante non abbia disponibilità di spazio o anche tempo”), Florian Mucci di Stratagemma (Firenze) (“Sì, spiegare giochi e avvicinare nuovi giocatori”), Massimo Giovannini di Gamelot (Firenze) (“Sì. Le associazioni della zona sono molto attive nell’organizzare eventi a carattere ludico”) ma il commento è positivo anche fra chi ha preferito l’anonimato come negozi dell’Italia Settentrionale (il primo: “Sì, hanno un ruolo nella diffusione”; il secondo: “Si, potrebbe essere proficuo, e avvantaggerebbe la mia attività se facessero promozione di questo modo di divertirsi”) e dell’Italia Centrale (“Abbiamo varie associazioni che ci appoggiano nello sviluppo e pubblicità. Solitamente sono hub di giocatori che conviene coinvolgere con il negozio e molto importanti in fiere, centri estivi e sagre paesane”). Ma non mancano comunque pareri opposti come quelli di altri negozi dell’Italia Centrale (“No, perché le associazioni hanno accesso agli stessi canali di vendita dei negozi e organizzano gruppi di acquisto a discapito dei commercianti”), dell’Italia Meridionale (“Onestamente potevano avere un senso negli anni 90 agli albori dello sviluppo del gioco in italia in una situazione quasi ‘carbonara’. Adesso no, la promozione del gioco è fatta dai negozi specializzati che mettono a disposizione spazi e risorse”) e di Giuseppe Gennaro di Avalon (Roma) (“La maggior parte della associazioni non sono preparate alla promozione, almeno la maggior parte di quelle che ho conosciuto o che si sono presentate nel mio negozio”). E c’è chi preferisce non giudicare in modo generale ma distinguere associazione e associazione come Danilo Pala di Strategia & Tattica (Roma) (“Ci sono diversi tipi di associazioni, e un ruolo lo hanno più o meno tutte, bisogna vedere se è un ruolo negativo o positivo. (…) Il nostro rapporto con le associazioni ludo/culturali è quasi nullo, perché purtroppo ci sono quasi sempre capitate associazioni che in realtà erano semplicemente dei gruppi d’acquisto creati per ottenere sconti (…)), un approccio comunque decisamente raro fra i rispondenti.

Può cortesemente motivare la scelta della valutazione del suo rapporto (Ottimo, Valido, Neutro, Freddo, Ostile) con le associazioni del territorio (se i rapporti sono differenziati tra varie associazioni non ci sono problemi, lo specifichi)? Il pomo della discordia tra negozi e associazioni è quasi sempre la trasformazione o il rischio di trasformazione dell’associazione stessa da gruppo di appassionati desiderosi di diffondere la cultura del gioco hobbistico a gruppo di acquisto per uber-consumatori in cerca di sconti sempre più grandi e nuove reclute da affiliare. Qui la percentuale di negozi con giudizi positivi, come si vede, è nettamente minoritaria rispetto a quella di chi esprime una motivazione assai dura sul giudizio Freddo od Ostile espresso nel sondaggio iniziale, posizione diffusa in tutta Italia. Abbiamo quindi negozi dell’Italia Settentrionale (il primo: “Nel tempo ci è capitato di collaborare con qualche associazione che era davvero intenzionata a diffondere insieme a noi la passione per il mondo dei giochi da tavolo.  Altre invece si sono presentate chiedendo un mero sconto sui prodotti senza dare in cambio nulla, quasi fosse una cosa dovuta”; il secondo: Nella mia esperienza diretta, l’associazione si pone anche come gruppo di acquisto ‘ombra’ che smercia giochi ai propri associati. Nel caso specifico, il gruppo di acquisto non è ‘formalmente’ gestito dall’associazione ma da un associato a titolo ‘personale’”; un terzo: “In quelle poche occasioni di collaborazione alcuni membri delle associazioni hanno sempre dato l’impressione di avere il solo scopo di essere a caccia di nuove reclute da portare alla loro associazione, piuttosto che sfruttare gli spazi ed il tempo messo a disposizione dal negoziante”), dell’Italia Meridionale (“Qui da me le associazioni sono principalmente negozi ombra o gruppi d’acquisto, non contribuiscono allo sviluppo anzi si pongono come antagonisti spesso con atteggiamento di ostracismo visto che poi vendono ai loro soci e non visto che organizzano tornei e manifestazioni con ‘ritorno’ non solo di visibilità”) e di Danilo Pala che conclude amaramente: “Principalmente la richiesta di sconto si è sempre connotata come la sola richiesta, sono state nella maggior parte dei casi rifiutate altre proposte di collaborazione”. Ma, seppure limitate a poco più del trenta per cento delle risposte, non mancano invece posizioni molto più favorevoli come quella di Matteo Tozzi di Oltre La Matita (Pisa) (“Da anni collaboro con un’associazione di Pisa. Ho buoni rapporti con molti di loro, anche se purtroppo non ho avuto molte acquisti da parte dei loro tesserati”), di Florian Mucci (“Abbiamo organizzato innumerevoli eventi insieme”), di Massimo Giovannini (“Il rapporto è ottimo con tutte le realtà con cui collaboro, almeno da parte mia”) e di Valentina Boido (“Riusciamo a supportarci tra materiali e spazi, collaborando in modo di essere il punto di riferimento l’uno dell’altro”) . E c’è chi infine ha espresso il proprio giudizio come una sorta di media ponderata date le relazioni assai diverse tra le varie associazioni locali come un negozio dell’Italia Settentrionale (“Ostile con una associazione che faceva capo al negozio e ora invece acquista solo in gruppo con forti sconti. Ho un’altra associazione che compra invece da me, ma solo perché il direttivo crede nella funzione del retail), uno dell’Italia Centrale (“Valido perché in alcune associazioni siamo sostenuti e presi da riferimento. Freddo in altri in cui l’unico interesse è avere lo sconto di gruppo a prescindere da ogni coinvolgimento in attività, dimostrazioni e fiere”) e Marco Dolazza di Playtime (Bergamo) (“Mi è capitato di avere associazioni che venivano per avere qualche sconto e li finiva, ma ho avuto anche la fortuna di collaborare con un’associazione della zona di ragazzi validissimi con cui abbiamo realizzato molte serate e progetti ben riusciti”) o come risultato di una politica ‘caso per caso, evento per evento, momento per momento’ come un negozio dell’Italia Settentrionale (“Le associazioni fungono per lo più come gruppo di acquisto, ogni tanto facendo anche concorrenza ai negozi, pertanto mi limito alla collaborazione nello stretto necessario”).

Ritiene sia possibile una collaborazione piena e armoniosa tra negozi e associazioni del territorio? Con questa domanda si torna a percorrere un terreno molto delicato perché la quasi totalità dei negozi, rispondenti (anonimi e non) ha espresso allarme o preoccupazione per il fenomeno della ‘distribuzione parallela’ e degli ‘acquisti collettivi’, anche fra chi ha una opinione positiva delle associazioni e del loro operato. Molto positivi il laconico Florian Mucci (“Sì”), più articolato nel suo giudizio favorevole Danilo Pala (“Assolutamente si, lo credo indispensabile per la crescita del nostro hobby”) e possibilisti perfino tre  dei più severi (hanno definito il rapporto con le associazioni in generale Freddo o Ostile) negozi dell’Italia Settentrionale, pur con vari caveat (il primo: Finche il rapporto è rispettoso e mira alla diffusione del gioco da tavolo è probabile. Ma quante sono davvero le associazioni che sono disposte a ‘lavorare’ per questo?”; il secondo: “La collaborazione sarebbe assolutamente possibile, in ottica win-win, se le associazioni ragionassero come associazioni – ovvero valutando il bene per l’associazione – limitando la ricerca spasmodica del beneficio economico”; il terzo: “Nel momento in cui il problema di cui parlo sopra (il gruppo d’acquisto Nd.R.) non si porrà più le collaborazioni piene saranno decisamente fattibili”). Ma la preoccupazione sul rischio di vedere la propria attività ‘saltata’ da editori e distributori desiderosi di arrivare agli utenti finali, i giocatori, è molto presente: lo scrivono Matteo Tozzi (“Sapevo di associazioni che acquistano ai nostri soliti prezzi o poco più per rivenderli ai loro tesserati – e qui colpa anche dei distributori ed editori – di fatto saltandoci e facendo una vera e propria attività di vendita. Questo di sicuro non aiuta”), Massimo Giovannini che ha anche un messaggio per questi editori/distributori (“Non ci si deve aspettare che le associazioni siano dei bacini di vendita e che se ci sono tante associazioni sul territorio si riesca a vendere di più all’interno di queste” aggiungendo che “giochi di un certo livello non sono di pertinenza del negozio di zona (…) ma piuttosto di store online, fiere o direttamente degli editori stessi. Questo porta di solito le associazioni ad acquistare ‘scavalcando’ il retailer”) e lo accenna fra le righe anche Valentina Boido (“Dipende sempre se c’è la volontà di collaborare”). Ma i giudizi severi sono numerosi come da un negozio dell’Italia Centrale particolarmente duro (“Le associazioni vorrebbero acquistare a prezzo zero ma non è possibile così acquistano da grossisti e produttori e ricevono omaggi, inoltre hanno locali gratuiti dai comuni”), un negozio dell’Italia Settentrionale che vuole richiamare l’attenzione sul fatto che il negoziante deve vivere del suo lavoro e non gestire un club sovvenzionato dal comune (Non ritengo possibile una collaborazione piena e armoniosa fino a quando le associazioni non vedranno il negozio come un posto sì di ritrovo, ma con dietro delle persone che devono comunque arrivare a fine mese”), un altro negozio della stessa zona richiama il rischio di associazioni ‘finte’ (“Ci sono tante pseudo associazioni a scopo di lucro che vorrebbero fare i negozi sotto banco o gestite da persone a cui interessa praticare il loro hobby gratis”) e un negozio dell’Italia Meridionale (“Mi piacerebbe ma purtroppo nella mia esperienza le associazioni difficilmente ‘rimangono al loro posto’ e, nella foga di crescere, non fanno prigionieri cercando ruoli, funzioni e riconoscimenti che travalicano dallo scopo e dallo spirito associativo…”). Non manca nemmeno un negozio dell’Italia Settentrionale che, nell’interesse di una possibile collaborazione, invita le associazioni a un ‘consumo di gioco’ più intelligente (Perché la collaborazione funzioni i membri delle associazioni dovrebbero capire che comprare meno ma comprare informati (…) sia il modo più sano di far funzionare questo mondo … Insegnando ai propri membri ad evitare acquisti compulsivi immotivati … cercando solo super sconti per trovarsi poi pieni di giochi spesso nemmeno defustellati”).

Riassumendo, anche se la maggioranza dei negozi interpellati ha un parere negativo sull’attuale rapporto con le associazioni locali, una maggioranza ben più grande sembra pronta a collaborare esse purché ci sia un ‘rispetto dei ruoli’. Tale rispetto, evidentemente, va inteso come una situazione in cui l’associazione non deve acquistare giochi da rivendere, a soci o non soci, né trasformarsi in un gruppo di acquisto che entra inevitabilmente in competizione con i negozi trasformando – di fatto – l’associazione stessa in una entità commerciale. Questa posizione per diventare una realtà presuppone tuttavia che un’associazione abbia una visione positiva del ruolo di un negozio nella propria zona e sia disposta a bloccare (per quanto possibile) comportanti ritenuti dal negozio ‘non corretti’.

Le domande alle associazioni

Abbiamo contattato un certo numero di associazioni sottoponendo tre domande a loro volta, due ‘specifiche’ mentre la terza è la stessa fatta ai negozi. Anche alle associazioni è stata concessa la possibilità di mantenere l’anonimato.

  • Qualche dato fondamentale: data di fondazione, numero di soci, territorio di appartenenza (città e provincia) e nome del referente. Non tutti i dati, anche per motivi di privacy, sono pubblicati nell’articolo.
  • Come definirebbe il rapporto della sua associazione con i negozi (semi)specializzati del suo territorio, posto che esistano?
  • Ritiene sia possibile una collaborazione piena e armoniosa tra negozi e associazioni del territorio?

Ed ecco le risposte.

Qualche dato fondamentale: data di fondazione, numero di soci, territorio di appartenenza (città e provincia. La grande maggioranza delle associazioni che ha risposto opera dagli anni ’00 (la più giovane, Uno Critico di Modena, è operativa dal 2019 ma la media si aggira attorno ai sette anni di attività) anche se non mancano due vere veterane (Il Dado Giallo di Biella “dal 1991” – davvero notevole – e la Ludoteca di Como che è operativa “da almeno venti anni”). A livello di membri, si passa dai 164 soci de La Ruzzoteca di Livorno (ma “nel 2018/2019 1.832 soci, nel 2019/2020 1.636 soci”, numeri a dir poco impressionanti) ai 14 soci di ProGioco di Firenze: la media dei tesserati è intorno ai 40 membri. Quasi tutte le associazioni però lamentano gli effetti deleteri della pandemia sul numero dei tesserati come La Plancia Piena di Molfetta BA che scrive di avere “15 soci, di solito ne abbiamo tantissimi ogni anno (100-200), ma ovviamente il Covid ha ucciso anche noi” oppure attendono (saggiamente) che le restrizioni si allentino per ammettere nuovi iscritti come Terre Ludiche di Palazzolo sull’Oglio BG che ci scrive “abbiamo persone che sono in attesa si possano riprendere le attività per fare richiesta di diventare soci”. La stragrande maggioranza delle associazioni si concentra al Nord e al Centro, con una rappresentanza significativa ma limitata nel Sud, situazione che è la copia esatta della mappa dei negozi (semi)specializzati) e rispecchia la diffusione dei giochi e l’ampiezza del mercato locale. E’ comunque sempre difficile stimare quanto siano rappresentative le associazioni ludiche, usando come riferimento in special modo il numero degli iscritti e le attività, rispetto al totale dei giocatori in mancanza di stime affidabili (perlomeno pubbliche) e in due anni piagati dalla pandemia (con soci in numero ridotto e attività praticamente azzerate). Raccolgono comunque, molto probabilmente, una percentuale importante dei giocatori hobbisti della loro zona.

Come definirebbe il rapporto della sua associazione con i negozi (semi)specializzati del suo territorio, posto che esistano? Come nel caso dei negozi, il rapporto che le associazioni locali hanno (o percepiscono di avere) con il negozio o i negozi di zona varia dall’ottimo (Dado Giallo: “Il Dado Giallo ed il negozio locale in più di un’occasione hanno collaborato con pro loco di zona o altre associazioni per eventi ludici sia in zona che non. Quindi direi che siamo partner e amici”; Pro Ludo: “Assolutamente ottimo, sempre esistito (…), con tutti”) al pessimo o inesistente (Uno Critico: “Rapporto pessimo con la maggior parte di loro”; un’associazione dell’Italia Settentrionale: “Nulla se non sporadica”) per poi passare a giudizi sfumati (La Torre D’avorio di Verolanuova BS: “Direi abbastanza buono”; La Ludoteca: “Siamo in buoni rapporti con  (…) il negozio di Magic locale. Una delle socie fondatrici gestisce il (…) principale negozio di comics (non di Games) di Como. I rapporti sono abbastanza cordiali”) o segnalando l’inesistenza di negozi locali (un’associazione dell’Italia Settentrionale: “Non ci sono negozi sul territorio (…), diversi anni fa abbiamo collaborato positivamente con un negozio che poi purtroppo ha chiuso”); Terre Ludiche: “Nel nostro territorio sono pressoché inesistenti i negozi specializzati (…), bisogna spostarsi verso le città capoluogo di provincia per trovarne”). Non manca infine chi denuncia ‘cattivi comportamenti’ di negozi che hanno rovinato rapporti prima positivi (Terre Ludiche: “In un caso (…) la collaborazione era anche incentivata dai rapporti di amicizia tra il proprietario ed alcuni soci, si è passati da ‘roboanti promesse’ (…) allo snobbare totalmente la nostra presenza”) o viste respinte a prescindere le aperture o addirittura peggio (Uno Critico: “Quando è andata bene sono stato preso a male parole, quando è andata male sono stato raggirato – con relativa perdita economica”). Posizioni quindi molto variegate che rispecchiano, nella loro diversità, la stessa diversità di pareri dei negozianti anche se i rapporti positivi o quantomeno ’neutri’ sono in netta maggioranza.

Ritiene sia possibile una collaborazione piena e armoniosa tra negozi e associazioni del territorio? Questa domanda, non a caso, è del tutto identica a quella per i negozi e serve anche a valutare la possibilità di un rapporto sereno. E’ confortante notare che si registra una quasi unanimità sulla bontà di collaborare tra negozi e associazioni: solo l’associazione dell’Italia Settentrionale già menzionata per avere rapporti sporadici con negozi ha un parere negativo (“Per la nostra esperienza no, in quanto ritengono che le associazioni portino via clientela”) mentre tutte le altre sono favorevoli (Terre Ludiche: “Si possono avere collaborazione reali e proficue”; La Plancia Piena: “Assolutamente sì ed è fondamentale per entrambi”; Uno Critico: “La collaborazione è possibile se da entrambe le parti c’è chiarezza dei ruoli e volontà di costruire insieme”; Dado Giallo: “Noi siamo l’esempio vivente di come un negozio ed un club o associazione possano collaborare serenamente”; Ruzzoteca: “Una collaborazione tra negozi e associazioni non solo è possibile, ma anche fondamentale”). Cosa quindi impedisce di vedere realizzata in tutta Italia la stessa relazione armoniosa che sembra esserci a Biella tra Dado Giallo e negozio locale? In ultima istanza, l’acquisto dei giochi e la pubblicità al negozio (e di riflesso all’associazione), gli stessi motivi di discordia che i negozianti spesso segnalano nei confronti delle associazioni. A dimostrarlo quanto ci scrivono quindi l’associazione dell’Italia Settentrionale senza più negozi in zona (“Collaborazione ma non a scopo di lucro (…), abbiamo sempre messo in chiaro che (…) non facevamo pubblicità al negozio”), Uno Critico (“Se l’associazione ha intenzione di soppiantare i negozi locali non chiarendo la propria posizione circa la vendita di materiale è chiaro che poi mancano i presupposti per costruire rapporti”), Ludoteca (Purtroppo il 99% delle volte conviene acquistare (…) online”) e Torre d’Avorio (I soci preferiscono acquistare privatamente i loro giochi”).  Chiudiamo citando alla lettera il sunto che fa ProGioco del pomo della discordia: Unico ostacolo (…) si presenta quando l’associazione si pone come ‘concorrente’ al negozio ovvero iniziando, per esempio, a fare acquisti direttamente dalle aziende (puntando a sconti elevati per acquisti in blocco) per poi ‘rivendere’ ai soci”). Non potremmo essere più d’accordo di così.