Con il protrarsi (inevitabile) della pandemia e, di riflesso, delle misure restrittive che impattano su ogni aspetto della vita del paese, continuano gli interrogativi sullo svolgimento dei due eventi principe del settore del gioco hobbistico in Italia: Modena Play e Lucca Comics & Games. La centralità di questi eventi non ha bisogno di essere ribadita, ma le sempre più insistenti notizie su un possibile, lieve rallentamento delle misure restrittive a partire forse da inizio maggio li mette nuovamente sotto i riflettori. La possibile cancellazione di queste fiere o, nella visione più ottimistica, un netto ridimensionamento, rappresenterebbe un danno notevole per la gran parte degli operatori, specie i più piccoli che vedono in questi eventi un momento di incassi particolarmente significativo e un potente fattore promozionale.

Play

Anche se ufficialmente nulla è mutato e le date di Play sono sempre indicate come dal 22 al 24 maggio, sembra sempre più improbabile lo svolgimento di un evento che – per sua natura – concentra un grande numero di persone in uno spazio ristretto in una regione duramente colpita dal coronavirus.
Origins
, la seconda manifestazione per importanza dedicata al gioco nel Nord America, ha annunciato lo spostamento delle sue date da giugno a ottobre in un paese che vive una situazione per molti versi paragonabile a quella italiana (ma stati, contee e città hanno molto più potere nel dichiarare blocchi e restrizioni): una misura che deve fare riflettere. Sempre più probabile quindi che nel 2020 Play non ci sarà (da notare anche la mancanza di qualsiasi aggiornamento sull’Area News del sito dal 10 marzo e il silenzio di Modena Fiere), anche a fronte dell’impossibilità di spostarsi nel secondo semestre dell’anno data la presenza di Lucca Comics & Games.

Lucca Comics & Games

Lucca Comics & Games ha di una data più favorevole rispetto a Play, a cavallo tra ottobre e novembre: tuttavia anche sul suo effettivo svolgimento non sono mancati, come con Play, domande e interrogativi. Data la natura della fiera, da molto tempo non più un ‘semplice’ evento dedicato al gioco e al fumetto ma anche ad elementi della pop culture ricchi di visibilità e con grossi budget promozionali (cinema, televisione e videogioco), le cifre coinvolte (direttamente e indirettamente) sono di decine di milioni di euro.
Vista, quindi, la complessità della sua preparazione e gestione, senza contare gli interessi (economici, politici, etc.) in gioco, Lucca Crea – la società pubblica che è a capo di questo e altri eventi – sta certamente valutando ogni possibilità: tra queste sono comprese il suo annullamento (la scelta certamente più estrema) o uno svolgimento in una forma diversa, forse ridimensionata, a fronte di un possibile ritiro di sponsor ed espositori di grande peso economico, ma duramente colpiti dal coronavirus; è il caso dei produttori e distributori cinematografici che, con sale cinematografiche chiuse, produzioni bloccate pressoché ovunque, insieme alle immense cifre investite nelle guerre dello streaming, potrebbero decidere di ridurre i loro investimenti nei grandi eventi. Meno impattati parrebbero essere i videogiochi che, però, devono fare i conti con una rete di vendita bloccata e con un prevedibile drastico ridursi dei consumi a causa della crisi da pandemia.
Affronta questi dubbi il comunicato stampa diffuso l’8 aprile da Lucca Crea: premettendo la sensibilità alle differenti necessità del momento (“Lucca Comics & Games è stata sollecitata su molti fronti ad esprimersi”), viene confermato che il lavoro per l’edizione 2020 certamente prosegue (“restano confermate quelle [le date Nd.R.] del Festival Lucchese”); mancano, però, un impegno formale (“questo non è il momento degli annunci”) e accenni alla possibilità di una fiera ‘diversa’ (“e neppure il tempo per decidere in che modo potrà cambiare il festival”). Tra le righe, inoltre, si capisce che Lucca Crea potrebbe aver scelto come scadenza ultima per la decisione sullo svolgersi effettivo della fiera o meno – decisione legata inevitabilmente al benestare delle autorità interessate e molto probabilmente ai contatti in corso con sponsor ed espositori – il mese di giugno (“sarà poi nel confronto con le autorità a giugno che potremo avere un quadro più preciso”).
Le conseguenze anche di un ‘semplice’ ridimensionamento della fiera potrebbero, comunque, essere finanziariamente assai pesanti per Lucca Crea. Ricordiamo, infatti, che nell’anno 2018 poteva contare un utile di esercizio di poco più di 250 mila euro, a fronte, però, di un “valore della produzione” di circa 7,2 milioni di euro, dei quali oltre 3,5 milioni dalla vendita dei biglietti (dati dal bilancio 2018, l’ultimo disponibile, che, ricordiamo, è da riferirsi a tutta l’attività di Lucca Crea nel suo insieme e non alla sola Lucca Comics & Games che conta comunque attorno al 90%). Per chi non la conoscesse, informiamo che stiamo parlando di una società pubblica che conta undici dipendenti a tempo indeterminato e uno, il direttore Emanuele Vietina, a tempo determinato (un capitale umano dal costo complessivo oltre 600 mila euro) e, infine, oltre trenta tra collaboratori e consulenti (con un costo annuo superiore ai 650 mila euro): sono solo parte delle alte cifre coinvolte (i “costi di produzione” superano i 6,8 milioni di euro), a fronte delle quali si imporrà, quindi, la necessità di muoversi con grande cautela (“è anche il momento dell’attenta pianificazione economica e finanziaria e per questo stiamo parlando con le Istituzioni e le associazioni di categoria”). Non stupisce, quindi, che compaia nel medesimo comunicato stampa anche un appello di Lucca Crea nei confronti di chi ha tratto negli anni benefici da Lucca Comics & Games, con un particolare riferimento (inevitabilmente) alla città stessa (“una città che ha ricevuto tanto dai settori del nostro amato Community Event, e che oggi è chiamata a fare la sua parte”); il “fare la sua parte” rimanda alla necessità di sostenere economicamente e politicamente questo evento anche nell’eventualità che non debba aver corso, eventualità che ridurrebbe di certo le spese, ma non le annullerebbe, mettendo a rischio sopratutto dipendenti e consulenze.