L’attenzione per la sostenibilità ambientale delle attività umane si estende ormai a molti ambiti della vita moderna e questo naturalmente vale soprattutto per l’attività industriale (intesa sia come produzione che trasporto degli input e del prodotto finito). Si registra una attenzione crescente anche nel campo del gioco da tavolo e in Francia la rivista specializzata Ravage Jeux De Plateau ha introdotto un punteggio Ecoscore (ad A ad E) in tutte le sue recensioni per indicare la ‘sostenibilità’ dei giochi analizzati. Abbiamo quindi pensato di condurre una piccola inchiesta tra editori ed autori in merito all’importanza di questi temi sia nel processo creativo che nella produzione.

GLI EDITORI

Abbiamio rivolto a un certo numero di produttori grandi e piccoli queste due domande:

  1. Pensate che la vostra azienda possa adottare in futuro una classificazione simile per la propria produzione di giochi?
  2. Ritenete sia importante e se sì in che misura la riduzione dell’impatto ambientale nella produzione dei vostri giochi, impatto legato a elementi come il paese di fabbricazione (con conseguente impatto del trasporto), uso di plastica sia per gli imballaggi che per la componentistica, uso di materiali riciclati e riciclabili, etc?

Ed ecco ciò che alcuni ci hanno risposto.

Supernova: “Molti dei giochi che produciamo già riportano marchi di ecosostenibilità e provengono da editori e produttori attenti alle problematiche ambientali. Noi stessi cerchiamo quando possibile di produrre in UE (i nostri giochi originali della linea XVgames, Dreamember, e prossimi in uscita Super Kawaii Pets e NobiNobiGDR sono prodotti con componenti plastiche ridotte al minimo necessario, e fabbricati in UE). Al momento non abbiamo in previsione l’utilizzo di una nomenclatura specifica, ma ringraziamo per la segnalazione”.

Giochix: “1) non abbiamo mai pensato di utilizzare una classificazione, ma nulla in contrario.
2) è un’aspetto importante, ma la produzione in Europa dovrà fare un grosso salto di qualità per renderlo possibile”.

DV Giochi/Ghenos Games: “Ci stiamo attivando affinché i nostri prodotti e tutte le scelte d’impresa tendano a un modello sempre più sostenibile. Allo stato attuale ci impegniamo sul fronte delle certificazioni ufficiali dei prodotti (carta proveniente di foreste sostenibili, contributi per la riforestazione) e guardiamo con favore a tutte quelle iniziative che possono aiutare i giocatori in una scelta consapevole rispetto all’impatto ambientale dei loro acquisti. Crediamo molto anche nei piccoli contributi quotidiani, dall’abolizione delle bottiglie in plastica usa e getta all’uso di energie rinnovabili, al passaggio  da buste di plastica prodotte in Cina a buste in carta prodotte in Italia.

In merito alla classificazione, riteniamo che un modello condiviso possa essere più efficace rispetto a categorie autoassegnate. Ogni decisione di carattere produttivo deve essere sottoposta a una valutazione dei costi per l’ambiente. Per ragioni economiche e strutturali sembra ancora distante il tempo in cui la produzione di giochi sarà un esempio virtuoso di sostenibilità, ma se ogni azienda del nostro settore, pur restando coerente con le peculiarità editoriali dei giochi che pubblica, compirà scelte di minore impatto ambientale, potremo fare significativi passi avanti. Questo per noi è un impegno importante e una linea guida per il futuro”.

Escape Studios Games: “1) Crediamo di sì e mi sembra doveroso per il pianeta. 2) Crediamo che questo sia fondamentale per il futuro”.

GLI AUTORI

Sebbene siano poco coinvolti nelle decisioni sulla componentistica finale dei giochi e sul processo produttivo, ci è parso interessante sondare i loro pareri su questi temi. Ecco le domande e un grazie a SAZ Italia per la collaborazione:

  1. in qualità di autori di giochi, quale importanza date nel progettare un gioco dal punto di vista della componentistica e della produzione (nei limiti delle vostre competenze) alla sostenibilità ambientale?
  2. Ritenete che sia dovere degli autori di giochi impegnarsi in una direzione di maggiore sensibilità delle aziende e degli appassionati, per quanto possibile, a tale tematica?

Luca Maragno: “1) È un tema che mi sta molto a cuore e che purtroppo si scontra spesso con i desideri del pubblico e con la qualità finale del prodotto. Per esempio l’utilizzo di miniature in plastica può essere sostituito da cardboard stand up come abbiamo fatto per le pedine dei giochi di Diabolik, ma non elimina del tutto il problema, perché ci vogliono comunque delle basi in plastica dove “incastrare” la figura per farla stare in piedi. È possibile studiare degli incastri solo in carta, mi pare per esempio che in Andor ci sia un drago solo in pezzi cardboard da incastrare, ma è fattibile solo per figure di certe dimensione, non solo per semplici pedine. È chiaro, poi, che l’esperienza di una miniatura 3D rispetto a una figura in cartone è diversa e penso che il pubblico non apprezzerebbe certi giochi se fossero più “eco” (mi immagino uno zombicide con pedine in legno, penso non lo comprerebbe nessuno). Ci sono fronti su cui magari è più facile intervenire, come per esempio i tray in plastica che ospitano i componenti del gioco: è possibile eliminarli ma anche in questo in caso le soluzioni alternative non consentono poi di poter collocare tutta la componentistica in modo ordinato. 2) Ritengo sia un dovere di tutti e penso che iniziative come la rivista francese Ravage Jeux de Plateau siano ottime. Come consumatore mi piace essere informato anche su questo fronte anche se dubito che possa essere determinante sulla scelta d’acquisto”.

Walter Obert (e collettivo autori Blob): Molti dei produttori con cui stiamo collaborando tengono in grande considerazione l’uso di materiali riciclabili e/o ecostenibili, anche quando ciò non sarebbe richiesto dalle loro normative. Addirittura ci sono stati bloccati dei progetti già approvati perché non realizzabili secondo le loro specifiche produttive. Sicuramente è una tendenza destinata ad essere sempre più presente in futuro, e pur riguardando un settore marginale in termini produttivi speriamo sia di un qualche aiuto nell’orientare le scelte degli acquirenti”.

Matteo Sassi: “1) guardando l’immagine non sono molto convinto che il parametro sia corretto. Sicuramente il fatto che i giochi siano prodotti fuori dall’europa porta ad un consumo di CO2 elevato ma quanto impatta sul gioco.Inoltre l’utilizzo della plastica non è da considerare un problema in quanto normalmente i pezzi in plastica non sono elementi usa e getta e quindi sono più che adeguati in plastica. Per fare un esempio un gioco di 40 dadi di plastica non è un problema, un gioco che ha dentro una fustella in plastica di cui viene buttata il 50% del materiale può essere un problema.Lato mio ritengo che la vera sostenibilità è proprio data dall’utilizzo del materiale corretto per realizzare il gioco. Dalla certificazione della sua origine, ad esempio se il legno utilizzato per fare la carta e le fustelle sono prese da foreste sostenibili, etc.Da che io sappia è già il mercato che in alcuni segmenti si sta muovendo per favorire le aziende che usano materiali sostenibili. 2) Come autori non credo che sia nostro compito occuparci dei materiali che vengono usati. Ma sicuramente possiamo scegliere l’editore in modo che il gioco venga prodotto secondo le norme vigenti sul nostro territorio e col minore spreco possibile.
Ma questa è l’unica scelta che ci compete”
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Federico Latini: “1) Bassissima, non la ritengo una mia responsabilità visto che è la casa editrice a scegliere le caratteristiche del prodotto.  2) No, sono troppo distanti dalle scelte di produzione.

Martino Chiacchiera: “1) sempre di più. Anche se a farla da padrone sono pur sempre i costi di produzione, l’aspetto etico e ambientale parte sin dalla progettazione e come tale si cerca di limitare (almeno nel mio caso) la plastica solo ai giochi ed agli elementi che ne hanno davvero bisogno in modo indispensabile… Allo stesso modo, si può promuovere l’utilizzo creativo e/o valori ambientali tramite l’uso di materiali e inchiostri sempre più eco-friendly, così come le tematiche annesse. Non ultimo, spingere su politiche di marketing come Tree for the Planet o altre ONG che portano avanti campagne green in funzione dei fondi raccolti. Un esempio abbastanza completo di tutto questo, è il mio recente gioco di prossima uscita BONSAI 2) Sicuramente si, anche noi possiamo (e dobbiamo!) fare la nostra parte”.