DI FRANCESCA MONDELLI

A inizio degli anni ‘2000 Tracy Hickman e Margaret Weis, già noti per le due principali trilogie ambientate nel mondo di Dragonlance, ovvero Le Cronache e Le Leggende, decisero di pubblicare una nuova serie di romanzi per i quali l’intenzione era raccontare alcuni scorci di trama a cui si era solo accennato ne Le Cronache, rispondendo ad alcune domande che i fans si ponevano da oramai vent’anni: che storia c’è dietro il ritrovamento del Martello di Kharas? Come inizia lo strano rapporto di Raistlin e Fistandantilus? Come avviene la riscoperta del regno sotto la montagna, Thorbardin?

Nascono così Le Cronache Perdute.

A cavallo tra due romanzi

Le vicende de I Draghi degli Abissi dei Nani sono da collocarsi cronologicamente tra la fine de I Draghi del Crepuscolo di Autunno e l’inizio de I Draghi della Notte d’Inverno: in questo lasso di tempo i Compagni stanno fuggendo dalla fortezza di Pax Tharkas scortando i circa ottocento prigionieri liberati dai draconici; non più un piccolo nugolo di avventurieri libero di muoversi con facilità e libertà per il Krynn, bensì una piccola comunità con necessità urgenti e concrete che costringono il singolo eroe a pensare in larga scala. Gli ex-schiavi di Lord Verminaard, infatti, devono assolutamente trovare un luogo sicuro e questo sembra condurli obbligatoriamente in seno al regno sotto la montagna dei nani, Thorbardin. Il problema è che sono trecento anni che Thorbardin ha chiuso le sue porte e si è resa inaccessibile, divenendo addirittura una leggenda: per trovarla sembra inevitabile dover prima visitare le rovine maledette di Skullcap, precedentemente dimora del mago oscuro Fistandantilus.

Da lì in poi sono molte le vicende che mettono alla prova i personaggi: Raistlin opera sotto uno strano legame con il defunto Fistandantilus che lo intriga e preoccupa; Caramon si sente sempre più diviso tra la devozione per il fratello e l’amore per Tika; Sturm permette che la sua ossessione per le Lance dei Draghi ne minino la fedeltà alla Misura (le leggi che ogni Cavaliere di Solamnia deve seguire); Riverwind deve maturare in fretta nel suo ruolo di capo; Tanis lotta contro la paura di star conducendo dei civili in una trappola, e Tasslehoff… bhe, Tass è sempre Tass. I personaggi vengono così sottoposti a un accenno di quelli che sono gli stravolgimenti che li colpiranno nei prossimi libri, senza che, però, ciò si concretizzi in una maturazione effettiva, la quale sembra essere rimandata più avanti: infatti ne I Draghi degli Abissi dei Nani molte delle vicende che toccano i nostri eroi sembrano finalizzate, non tanto a una crescita – che non avviene -, bensì a strizzare l’occhio agli amanti della saga che sapranno vedere in queste il riflesso di evoluzioni future che saranno riprese e sviluppate meglio nei successivi libri. Ciò per tutti i personaggi, eccetto uno.

Flint Fireforge: il vero protagonista

Flint rappresenta il prototipo del nano così come molte opere fantasy ce lo hanno spesso restituito: testardo, orgoglioso, bisbetico, ma leale e di buon senso. Ciò che ha reso più memorabile questo nano in particolare non è stata la sua personalità, abbastanza bidimensionale, bensì la fortunata presenza nei romanzi del suo personale contraltare e cassa di risonanza, ovvero il kender Tasslehoff Burrfoot: nei vari romanzi si può dire che Flint abbia brillato tanto più Tass era presente a mettergli i bastoni tra le ruote.

In questo romanzo, invece, per la prima volta si intuisce qualcosa di più del brontolone giocattolaio amico di Tanis, probabilmente dato che tutta l’ambientazione non sembra fare altro che metterlo sempre più al centro come icona di un risveglio alla realtà di tutta la sua specie: Flint rappresenta tutto il suo popolo alle prese con la riscoperta del loro antico dio, Reox, che credevano perduto e a causa del quale soffrivano un sentimento di abbandono che li ha portati negli ultimi trecento anni a una progressiva chiusura e decadenza. Così come Flint abbatte le barriere della propria incredulità e diffidenza, accogliendo un messaggio di speranza, così i clan dei nani riscoprono di essere, non solo parte di un unico popolo, ma anche abitanti attivi del Krynn: non possono più nascondersi e affermare che quanto avviene in superficie non li interessi: Reox li restituisce al mondo e a sé stessi.

Ma Flint percorre anche una strada personale verso l’autorealizzazione: noi sappiamo, ed egli anche ne è inconsciamente a conoscenza, che il suo tempo sta per finire e, prima che ciò accada, avverte una pulsione che negli anni precedenti ha sempre soppresso a favore di un ruolo di supporto a quelli che considerava i veri eroi della storia, i personaggi che avrebbero davvero potuto fare la differenza: per la prima volta decide che sarà lui l’eroe. Il ritrovato regno nanico di Thorbardin risvegliano in lui la speranza di essere ammirato in quanto eroico ritrovatore del perduto Martello di Kharas e, più interiormente, di essere accettato da quella sua stessa specie che aveva esiliato lui e tutti nani di collina trecento anni prima. In questa avventura è suo alter ego il tronfio Arman Kharas, rappresentante di tutto quello che non è (giovane, nobile, affamato di rivalsa) e il cui confronto nella ricerca del Martello lo forza a un esercizio di sincerità da cui uscirà realizzato.

Draconici: conflitto di classe

Un particolare che si apprezza sicuramente in questo romanzo è l’aver voluto fornire uno spaccato molto ravvicinato delle mosse e degli obiettivi del nemico che in questo romanzo non è il classico Signore dei Draghi. L’apertura del romanzo, infatti, ci mostra a Pax Tharkas i luogotenenti draconici del defunto Lord Verminaard intenti a iniziare una scalata alla gerarchia dell’esercito con l’ambizione di divenire loro stessi Signori dei Draghi, esercitando una buona dose di furbizia e temerarietà che non siamo abituati ad associare a una razza che sembra stata creata recentemente su Krynn solo per fare da carne da cannone.
Le azioni dei draconici rivelano delle aspirazioni di classe che, non solo forniscono spessore agli antagonisti (che sono davvero ben scritti, molto più di alcuni protagonisti), ma ci informano in merito a un sistema sociale che marginalizza questa nuova razza, sfruttandone appositamente le debolezze (essendoci al loro interno differenti specie sono diffidenti tra loro e difficili a coalizzarsi) a beneficio esclusivo di un’alta gerarchia umana. Per quanto siano chiaramente i classici “cattivi” non si può, comunque, non provare un piccolo moto di empatia con questi grossi lucertoloni antropomorfi, vittime delle mire della Signora delle Tenebre al pari di altre popolazioni libere di Krynn.

Conclusioni

Il romanzo certamente piacerà ai fan per la sua pretesa di fornire compiutezza a delle vicende su cui gli autori non si erano originariamente soffermati all’inizio e che, quindi, suscitano grande curiosità. Non di meno, vuoi la mancanza di novità all’interno di una storia di cui conosciamo già l’esito, vuoi la staticità dei personaggi e delle intenzioni che li motivano, non si può annoverare questo titolo tra i più interessanti della saga.

Il libro, inoltre, sembra spaccato in due parti: la prima dispersa fra i vari gruppi alla ricerca di una soluzione per i fuggiaschi di Pax Tharkas, la seconda focalizzata sulle vicende che coinvolgono Flint a Thorbardin. Questi due tronconi sembrano viaggiare su velocità totalmente differenti, soprattutto a discapito del primo che risulta assai lento, con vicende che appaiono o forzate (come la fuga di Tika e Tass che ha la sola funzione di fornire una giustificazione per l’apparizione del kender, personaggio sempre utile quando la trama ristagna), oppure addirittura inutili.

Edizione Italiana: il ritorno in libreria

Nel 2006 l’Armenia non aveva perso tempo, localizzando la trilogia a tempo di record grazie anche al lavoro dell’affidabile Annarita Guarnieri, una delle traduttrice di punta dagli anni ’90 di Dragonlance. Ha poi ristampato la trilogia nel 2020 senza particolari cambiamenti, sia nella traduzione, sia nella veste grafica, cosa che ha ridotto i costi e reso nuovamente accessibile a tutti la serie, dato che la prima edizione con il tempo aveva assunto prezzi da collezionismo.