Ciro Alessandro Sacco gestisce a Brescia il negozio specializzato La Grotta di Merlino dal 1997, è corrispondente italiano della rivista francese Casus Belli e collaboratore della rivista di giochi di ruolo Rune ‘nuova formula’.

Negli ultimissimi anni si è assistito a una crescita dei premi ludici (intesi come premi per questo o quel gioco, anche se non mancano premi per ‘personalità’) e quindi viene spontaneo chiedersi se ci sia un modo ‘migliore’ di gestire l’assegnazione un premio ludico. Al momento ci sono due formule adoperate per la gestione dei premi: la giuria di ‘esperti’ e il voto ‘popolare’, con una occasionale rara formula ‘ibrida’ che prevede una selezione a opera di ‘esperti’ seguita poi dal voto ‘popolare’. Entrambi gli approcci hanno vantaggi e svantaggi: sono stato per lungo tempo un forte sostenitore del voto ‘popolare’ contrapposto alla giuria di ‘esperti’, anche alla luce della mia (non sempre riuscitissima…) esperienza di giurato per il Best of Show di Lucca Comics & Games (diventato il Gioco dell’Anno e il Gioco di Ruolo dell’Anno).

Quali i pro e i contro? Tentiamo un’analisi…

La giuria di ‘esperti’ dovrebbe essere, almeno sulla carta, in grado di indicare al pubblico giocante titoli meno popolari (leggi: venduti) ma meritevoli di maggiore attenzione vuoi per l’originalità del tema, per le meccaniche innovative, per la bellezza di presentazione o per tutte queste caratteristiche messe insieme. In questo modo gli ‘esperti’ evitano la trappola del premio che diviene in sostanza una gara di successo commerciale dove vince non il gioco ‘migliore’ ma il gioco più venduto e quindi, si suppone, popolare. Alcuni storceranno il naso pensando che se un gioco sia popolare allora debba essere automaticamente ‘migliore’, ma questa formula non è di correttezza scontata perché il pubblico di giocatori non è certo uniforme per gusti e coinvolgimento (si passa dai superhobbisti per cui il gioco è in sostanza una seconda vita a chi acquista uno o due giochi solo sotto Natale…) . Il problema della giuria nasce in primis dal livello di preparazione ed esperienza dei giurati ‘esperti’, dal momento che la produzione in italiano è diventata abbondante e conoscere anche solo una parte dei giochi pubblicati con la profondità sufficiente da poterli giudicare e confrontare tra loro non è semplice. Inoltre, una parte del prestigio di un premio ludico con giuria dovrebbe derivare anche dal prestigio dei giurati: nel passato chiunque scrivesse più o meno regolarmente per una rivista o un quotidiano o un periodico non di settore poteva ambire a godere del rispetto di una parte significativa del pubblico di giocatori e quindi essere ipso facto definito ‘esperto’ autorevole (la soglia per accedere a un pubblico più ampio di amici e conoscenti era decisamente assai più alta vista la povertà di canali disponibili). Oggi, con il proliferare di siti, blog, podcast, canali youtube e Instagram questo sembra essere decisamente più complesso e la qualifica di ‘esperto’ più complessa da far riconoscere dal momento che chiunque può lanciarsi nel mondo della informazione ludica . Oltre al problema della effettiva competenza ed esperienza della giuria e di quanta importanza diano i giocatori al parere della stessa giuria, non mancano naturalmente accuse più o meno esplicite di aver favorito questo o quell’editore o tale o talaltro autore per amicizia, convenienza o altre ragioni.

Il ‘voto popolare‘ elimina ogni ruolo di ‘esperti’ affidando quindi, in piena applicazione ludica del concetto di democrazia orizzontale o dal basso, la scelta ai giocatori stessi. Sembra un metodo di assoluto valore: niente pregiudizi, niente interessi di parte, niente pressione da terzi… vox populi vox dei. I problemi non mancano: nella realtà a votare per questo tipo di premi è solo una percentuale dei giocatori hobbisti, dandogli quindi una rappresentatività limitata a uno specifico segmento del pubblico. Inoltre, diviene una gara di popolarità in cui a vincere non è il gioco ‘migliore’ ma quello più venduto – ottimo sistema per riconoscere il successo di un titolo, inutile se il premio sia pensato per indicare titoli meritevoli che, soprattutto in un periodo come questo in cui al 90% dei giochi si concedono al più poche settimane per imporsi sul mercato, i giocatori potrebbero non avere notato. Anche se lo sviluppo di Internet ha permesso di ampliare, in potenza, la platea dei potenziali votanti, questo non impedisce che a votare sia un platea che si seleziona da sé e che quindi, in sostanza, presenta un voto distorto e che rispecchia i suoi interessi. Inoltre, non è certo detto che i giocatori anche se hobbisti abbiano una conoscenza davvero ampia delle uscite su cui votare data, come si diceva, la massa di giochi in circolazione. Inoltre, bisogna dirlo, il voto on line non mette certo al riparo da tentativi di creare ‘correnti’ o ‘cordate’, soprattutto se il numero di votanti di un premio è limitato.

Esiste una soluzione per fare funzionare al meglio un premio ludico quindi? A mio parere, tutto dipende da cosa ci si aspetti dal premio stesso. Se si tratta di accendere un riflettore su titoli meno noti ma ‘meritevoli’, la giuria è certo la soluzione migliore. Se deve essere una gara di popolarità, il voto ‘democratico’ è la soluzione migliore. Personalmente la mia preferenza va alla formula del voto ‘popolare’ che, malgrado tutti i problemi che ho indicato, viene votato dalle stesse persone a cui il realisticamente il premio può sperare di rivolgersi e avere attenzione.