“Così accadde tanti anni fa” è una nuova rubrica di Infoludiche in cui autori di giochi ricordano il loro primo… incontro con il gioco hobbistico in un negozio che per loro diventa la causa prima del coinvolgimento nel nostro settore, il luogo dove comprano per la prima volta (o una delle primissime volte) un gioco ‘difficile’ o ‘strano’. L’ospite questa volta è Danilo Moretti: condirettore della rivista Rune prima serie e collaboratore nella seconda serie, autore dell’ambientazione Freak Control per Savage Worlds, del gioco di ruolo supereroistico Super nonché grafico, illustratore e autore a tutto tondo. 

di Danilo Moretti

Ripensare alle mie origini da giocatore mi riporta indietro nel tempo fino a metà degli anni ’80 ss, non proprio quelli iperrealistici di Stranger Things ma quelli di una Torino un po’ chiusa in se stessa “che stasera si va a letto presto che poi domani si lavora”. Lo svago per un ragazzo delle scuole medie del periodo corrispondeva alle fughe in sala giochi piene di coin-op e occasionalmente una merenda al Mellow, la catena di fast food locale quando ancora non si parlava di Mc Donald’s o Burger King.

Incontrare Dungeons & Dragons é stato del tutto incidentale, il Danilo degli anni ’80 era un lettore avido di fumetti di supereroi cresciuto in una famiglia naturalmente predisposta al fantastico: a casa mia film di fantascienza e horror erano la norma, i western solo se vincevano gli indiani. I miei genitori, forse per invogliarmi alla lettura, mi diedero il permesso di collezionare i volumi della Grande Enciclopedia della Fantascienza, una serie di fascicoli settimanali che conteneva saggi, articoli divulgativi, brevi racconti e immagini… tante, meravigliose creazioni che mi trascinavano in mondi fantastici che hanno contribuito a creare il mio immaginario e il mio lessico visuale.

In uno dei volumi (l’ottavo intitolato Il Fantastico, La Fantasy, Il Futuribile) c’era un articolo che parlava di uno strano tipo di giochi dove potevi interpretare personaggi fantastici e far vivere loro avventura sempre diverse: le immagini a corredo mostravano anche soldatini di mostri e avventurieri. Pazzesco. Fast forward a un anno dopo, nella via dove si trovava la mia sala giochi preferita c’era una delle sedi del Centro Gioco Educativo, catena di negozi dedicata a giochi a tutto tondo. In vetrina campeggiava una scatola rossa con un drago e miniature, un sacco di miniature. Quel nome e quel gioco erano gli stessi di cui avevo letto sull’Enciclopedia. Subito dopo la scoperta la prima delusione: Dungeons & Dragons era tutto in inglese, per fortuna però il gestore ebbe la saggezza di avvisarmi che da lì “a poco” sarebbe uscita la versione in italiano.

Nuovo fast forward a qualche mese dopo: mi dimentico dell’incontro. Il negozio si trasferisce in una zona più centrale all’interno di un centro commerciale, meta di studenti in vena di disertare le lezioni. Io sono al primo anno del liceo artistico e per caso (ri)trovo lì il negozio che adesso si chiama Games Centre: ora più grande, incredibilmente ricco di giochi di ruolo (perlopiù in lingua inglese), con una teca piena di miniature e finalmente la scatola rossa di Dungeons & Dragons in italiano. Dopo qualche tentennamento metto mano ai miei risparmi e compro scatola e una manciata di miniature spendendo quello che per me era un capitale. Il mio primo gioco da tavolo comprato in autonomia, stracolmo di regole…

Il resto è storia.

Nei mesi (e anni) successivi il mio pellegrinaggio al negozio era almeno settimanale: passavo ogni volta almeno un’oretta a sfogliare e fantasticare su manuali in lingua per me incomprensibile pieni di disegni, tabelle e mondi fantastici. La mia seconda vita al Games Centre è stata molto significativa: lì ho speso un sacco di soldi, lì ho preso contatti con altri giovani carbonari per fondare il primo club torinese espressamente dedicato ai giochi di ruolo: i Lords of Dragons. I gestori ci avevanoadottato un po’ tutti e sono sempre stati ultra pazienti e di supporto, ad esempio quando hanno acconsentito a distribuire i nostri volantini o a vendere la fanzine del club, Rune.

Il ruolo del Games Centre è stato fondamentale per la mia formazione ludica: senza di esso probabilmente i giochi di ruolo non avrebbero avuto per me l’importanza che hanno avuto sia dal punto di vista personale (amicizie nate e mantenute fino all’età adulta), culturale (ludica e non) e implicitamente professionale sotto diversi aspetti. Ricordo e ringrazio quindi Ornella, Gianna e Gianni per non essere stati riservati e sabaudi ma aver lasciato adolescenti casinari (e vocianti) liberi di scorrazzare in negozio a coltivare e arricchire il loro mondo interiore.