Un semestre straordinario

La Games Workshop, multinazionale britannica nota per i suoi giochi di miniature (soprattutto Warhammer e Warhammer 40.000) che hanno rappresentato anche popolarissime proprietà intellettuali (romanzi, videogiochi…) ha pubblicato il rapporto sulle vendite del semestre conclusosi il 29 novembre 2020. Si tratta di un rapporto che presenta una situazione davvero invidiabile dal momento che segnala entrate per 186,8 milioni di sterline (erano 148,4 milioni nel semestre precedente) e un profitto di 91,6 milioni di sterline prima delle tasse – un margine straordinario del 49%!). Da segnalare anche che 8,7 milioni di sterline (erano 10,7 milioni nel semestre precedente) sono frutto delle royalty ricevute da Games Workshop per la concessione a terzi di diritti sulle sue proprietà intellettuali. Un risultato davvero formidabile per il gigante di Nottingham che in un periodo difficile come quello della pandemia ha aumentato le vendite così tanto e che il suo amministratore delegato, Kevin Roundtree, ha riassunto in questo modo: “Another cracking performance from a truly amazing, global team; a solid six months building on the great progress and profitable growth we have been consistently delivering over the last five years”.

La distribuzione resta la voce più importante

Continuando a leggere il rapporto, si nota che per le entrate la vendita (trade) all’ingrosso a grossisti e negozi rappresenta la voce di entrata più importante con ben 104,9 milioni (erano 78,1 milioni nel semestre precedente, un balzo in avanti del 25%), seguita dalla vendita diretta (retail) con 37,3 milioni di sterline (erano 45,8 milioni di sterline nel semestre precedente, un calo del 19%) e ben 46 milioni di vendite online (erano 24,5 milioni, quasi raddoppiate) a dimostrare come la pandemia abbia sì impattato sui negozi GW (Il rapporto segnala che “the majority of our 529 retail stores have been restricted or closed during the period, following local government guidelines”)ma abbia anche dato una grande spinta all’e-commerce e anche alla distribuzione con frequenti casi di esaurimento merci o difficoltà ad evadere tutti gli ordini ricevuti (il rapporto ammette soprattutto che “during December our warehouse capacity in Memphis was on occasions stretched to its limits” e che “our service levels were not as great as we would have liked”).

Brexit

Il rapporto scrive con un certo ottimismo che GW “have been working to assess and mitigate the likely impacts of Brexit on our customers and suppliers” ma questo risultato non sembra essere stato raggiunto al 100% come molti negozi (anche italiani) hanno sottolineato. Nondimeno, scrive sempre il rapporto “Our Brexit project group has fully assessed each area, likely impacts have been evaluated and we have put mitigation plans in place”.

Espansione in Cina

La Cina è un mercato e un paese che è nelle menti di ogni azienda di grandi dimensioni e anche GW ha avviao un processo di radicamento ed espansione in questo colossale paese. Il rapporto scrive che molti prodotti base sono stati certificati secondo le norme cinesi e sono in vendita e i negozi GW cinesi propongono anche una selezione di prodotti di licenziatari, un caso unico per la multinazionale, probabilmente per attirare più pubblico e clientela. Per seguire questo enorme mercato, GW ha ampliato il suo gruppo di traduttori e ha una propria sede nel paese asiatico.

Le vendite per area geografica

Nella distribuzione, non sorprendentemente, le aree più importanti sono Europa e UK (45,9 milioni di sterline), Nord America (44,6 milioni di sterline) seguite a lunga distanza da Australia e Nuova Zelanda (5,2 milioni) e ‘Asia’ (4,3 milioni) con un ‘resto del mondo a 2,7 milioni e infine Black Library (la divisione libraria della GW) a 1,3 milioni. Va notato che rispetto al semestre precedente tutte le aree hanno registrato un calo più o meno importante con una perdita complessiva di fatturato del 26%. Europa e UK hanno nello specifico segnato un calo proprio del 26% circa. Nel settore della vendita al dettaglio UK ed Europa sono separati (rispettivamente 7,5 e 9,8 milioni di sterline), Nord America a 12,9 milioni, Australia e Nuova Zelanda a 5,4 milioni e Asia a 1,3 milioni. Qui il calo è stato – inevitabilmente – fortissimo assestandosi sul 53% circa in meno rispetto al semestre precedente. L’Europa continentale in particolare è calata di oltre il 50%. Anche la vendita online, assestatasi sui 45,9 milioni di sterline, ha registrato un calo rispetto al semestre precedente ma con una modesta percentuale di poco più dell’11%.