Si è chiuso il 2023 e come tradizione sentiamo alcuni negozianti specializzati per avere un’idea dell’andamento dell’anno passato dal punto di vista dei negozi, una categoria – il commercio – che soffre progressivamente sempre di più per la crisi economica e per la concorrenza dell’e-commerce che spesso (ma non sempre) fa dello sconto la propria arma principale. La nostra nuova intervista è con chi invece di ridurre il proprio impegno ha deciso di espandersi aprendo una nuova sede più ampia e (nel solo periodo natalizio) un negozio temporaneo.

Grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande: per cominciare, fai una presentazione della tua attività (anno di apertura, tipologia di prodotti, genere di clientela, se fai gioco organizzato e serate di gioco libero, e simili).

Ciao! Sono Federico del Jolly Joker Game Café! Abbiamo due negozi a Torino, ibridi negozi e bar, con tavoli per giocare, cibo e bevande, e una buona selezione sia di giochi in vendita che aperti da provare. Quest’anno festeggiamo il nostro decimo anniversario! Trattiamo gdr, gdt, collezionabile, tridimensionale, fumetti, librogame, pop funko, ecc ecc!

Il modello del Jolly Joker hai detto essere il game café e non il negozio ‘puro’. Quanto pesa nei bilanci dei negozi la parte ‘café’ rispetto alla vendita dei prodotti (giochi, fumetti, merchandising)?

Pesa il 15% del totale del fatturato netto, ma il 22% del guadagno. Ovviamente ha delle spese diverse (orari piu’ lunghi, piu’ personale, “licenze” nascoste come la monetizzazione parcheggi).

Dacci un bilancio complessivo, per quanto possibile, dell’anno 2023 per la tua attività. E’ stato un anno complesso, con una crisi economica che continua a mordere e la scomparsa degli ultimi ‘effetti pandemici’ che avevano portato a un boom del gioco in scatola. Quale quindi il tuo giudizio sull’anno che si è appena chiuso?

Un ottimo anno, segnato dal boom dei collezionabili come Lorcana e One Piece, e dagli incredibili risultati di Magic, soprattutto grazie al set de Il Signore degli Anelli.

Mentre si parla di una crisi del commercio in generale e molti riducono il loro impegno o addirittura cessano l’attività, voi avere rilanciato non solo aprendo una seconda sede fissa ma anche un negozio temporaneo in un grande centro commerciale. Come mai la decisione di una seconda sede più grande della prima e del negozio temporaneo?

Perche’ l’economia di scala vale per tutti, anche per il retail. E perchè la richiesta era molto alta. Anche con il covid di mezzo, mandavamo via una marea di persone ogni settimana. Se il commercio non funziona, va affrontato in maniera differente. Non c’e’ alcun motivo per cui un’attivita’ meriti di rimanere aperta se non riesce a sopravvivere ai cambiamenti del mercato.

Quali sono le tue opinioni sulla performance, a livello di vendite, di queste categorie: giochi da tavolo, giochi di carte, giochi collezionabili, giochi di miniature, giochi di ruolo, giochi usati e da collezione (non collezionabili) ed… everything else (fumetti, giocattoli Funko, gadget…)? Hai notato qualche prodotto che in particolare ha incontrato i favori del pubblico (nel gioco da tavolo ad esempio penseremmo a Heat mentre nelle carte collezionabili a Lorcana…)?

Leggera crescita di tutti i comparti (tranne i librogame, in calo), interessante lo spostamento del fatturato dei giochi da tavolo sempre piu’ verso le festività, come negli anni ’70 e ’80, sintomo forse della svolta verso il mainstream del settore. Un fenomeno che si riflette anche nel tipo di giochi piu’ venduti, i party game dominano il settore ogni anno di più. Calo consistente dei “giochi per giocatore”, l’offerta in crescita e il pubblico sempre piu’ esigente fa si che giochi che magari sarebbero stati dei successi cinque anni fa restino sugli scaffali o vengano messi subito in offerta. Per i giochi di ruolo è sempre solo Dungeons & Dragons, con il resto non paragonabile in termini di fatturato e copie vendute: sono proprio due categorie diverse. Fumetti, funko, etc stabili.

Ritieni che la vendita on line, in testa le grandi piattaforme, sia una concorrenza da tenere d’occhio o pensi che le loro scelte e politiche non tocchino le tue attività?

Ovviamente il commercio online elimina la parte di clientela che mette il prezzo davanti a tutto il resto, questo per un negozio ‘normale’. Però se vieni a giocare da noi (e non necessariamente a comprare) devi mangiare o bere. E magari non fai un ordine online per comprare delle bustine.. o magari vuoi fare un draft o vedi una cosa che proprio volevi e magari l’online su quello specifico prodotto non era cosi’ tanto conveniente… Insomma, se non riusciamo a prendere dei soldi da un cliente vendendogli giochi, quantomeno cerchiamo di vendergli altro. Se prendiamo come esempio una piattaforma come Cardmarket, il prodotto sigillato è in vendita al prezzo a cui lo paghiamo noi, a volte meno (enfasi nostra, NdR). Ma ciò non impedisce ai collezionabili di essere quasi il 30% del nostro fatturato totale (anche considerando che noi non trattiamo carte singole, solo prodotto sigillato).

Ritieni che i produttori siano stati al tuo fianco e ti abbiano sostenuto nel 2023 o hai l’impressione (sempre più diffusa) che i produttori cerchino ancora più di raggiungere l’utente finale (tramite il proprio e-commerce, tramite le fiere, tramite i progetti Kickstarter, tramite i propri ‘negozi Amazon’…)?

I produttori hanno i loro problemi, ma per quanto possibile sono sempre d’aiuto. I problemi principali sono sempre gli stessi: vorresti più quantità dei prodotti che vanno e meno di quelli che non vanno. Quando persino la capacità produttiva della Wizards of the Coast non riesce a stare dietro alle richieste, capisco perfettamente i problemi di Ravensburger e Bandai con i loro giochi. Purtroppo non avere abbastanza merce al momento giusto rischia di ridurre la vita di prodotti lanciati da poco, ma siamo sicuri che entrambe stiano facendo di tutto per far arrivare più prodotto sugli scaffali. Per i giochi da tavolo invece il problema è diverso: sovente giochi hanno tirature ridotte e non vengono ristampati per l’eccessivo rischio di aver già saturato il mercato, quindi magari certi titoli scompaiono molto in fretta. D’altra parte, il mercato viene inondato di novità ogni settimana, e non sono sicuro che il pubblico attuale sia in grado di assorbirle tutte.

Parlando in particolare del sempre decisivo per molti mese di dicembre, come ha ‘performato’ quest’anno il Natale, anche rispetto al 2022?

Dicembre è, come detto sopra, il mese dei giochi da tavolo, e quest’anno ha performato molto bene in questo senso, sempre sottolineando il peso dei party game rispetto ai giochi più impegnativi.

Quali sono le tue prospettive per l’anno che verrà? Ti ritieni in particolare pessimista, ottimista o… a metà strada e perché?

Penso che avremo un calo, principalmente nel settore collezionabili, perché il lancio di Lorcana e One Piece dall’anno passato non è replicabile e anche le uscite di Magic annunciate fino ad ora non hanno tutto l’hype di quelle del 2023. Speriamo nelle novità in uscita, come Star Wars, ma il profilo non è lo stesso. Il settore gioco da tavolo… è un’incognita. Dal mio punto di vista il ritmo delle uscite rimane esagerato e noi stessi stiamo facendo “selezione all’ingresso” dei titoli che riteniamo più interessanti, perché lo spazio è quello che è e la rotazione fondamentale (non possiamo permetterci di tenere fermi titoli a scaffale, come non possono permettersi i produttori di tenerli a magazzino). Però continuano a nascere nuovi editori e non posso pensare che aprano aziende senza un chiaro business plan.. quindi deve esserci ancora spazio! Di sicuro è necessario aumentare gli investimenti su pubblicità e comunicazione! Non è più sufficiente avere un prodotto perché venda, e da questo punto di vista vorrei fare i complimenti a MS Edizioni e Ergo Ludo per come hanno gestito la presentazione e il lancio di Pyramidice: location d’eccezione, ottima copertura stampa sia specializzata che generalista che ha generato moltissimo interesse in città (anche perché il Museo Egizio è qui a Torino).

Se ci fosse un aspetto del mercato del gioco che potresti cambiare o cancellare (ad esempio ‘niente vendita dei produttori al pubblico’ o ‘niente fiere’), quale sarebbe?

Non penso che vorrei cambiare qualcosa. Sono della scuola di pensiero che sostiene che sono io a dovermi adattare al mercato e non il mercato adattarsi a me.