Che cos’è il finanziamento collettivo

Il finanziamento collettivo (in inglese crowdfunding, letteralmente ‘finanziamento dalla folla’) è un particolare metodo di sostegno di un progetto produttivo: l’ideatore (o il gruppo di ideatori) presenta la propria idea su una piattaforma di finanziamento collettivo (in Italia la più nota è, di gran lunga, Kickstarter) e cerca dai sostenitori (spesso definiti backer, appunto sostenitori in inglese) il capitale necessario alla realizzazione dell’idea stessa. Per poi incentivare i potenziali sostenitori, spesso si promettono miglioramenti o prodotti extra se si raggiungeranno certe soglie di raccolta fondi. Questo meccanismo, nato inizialmente per consentire a chi non avesse possibilità di rivolgersi a produttori tradizionali o avesse per le mani un’idea ritenuta ‘irrealizzabile’ di concretizzare il proprio progetto, è stato poi adottato anche da numerose aziende professionali. Ciò ha scatenato però i mugugni di chi ritiene si tratti di un tradimento degli ideali di questo meccanismo di finanziamento ‘dal basso’, consentendo alle aziende di annullare il rischio d’impresa che dovrebbe essere implicito nell’attività economica a fini di guadagno. I creatori di giochi da tavolo, nella loro accezione più ampia, non hanno perso tempo a sfruttare questa possibilità nuova di finanziamento e le campagne sono diventate via via sempre più numerose e… riuscite (non sono mancati però fallimenti e dure polemiche come il gioco di miniature di Robotech). Il record per il gioco di ruolo è per un prodotto licenziato tratto dalla serie animata Avatar che ha raccolto la bellezza di quasi sei milioni e mezzo di dollari (nel momento in cui scriviamo) mentre nel gioco da tavolo Frosthaven ha raccolto impressionanti tredici milioni di dollari e la quinta serie di miniature fantasy Bones oltre tre milioni e trecentomila dollari. Le cifre delle creazioni italiane sono certamente più modeste, ma non trascurabili date le modeste dimensioni del nostro mercato: l’ambientazione Nightfell per il gioco di ruolo fantasy Dungeons & Dragons quinta edizione ha raccolto poco più di 240mila euro (va notato comunque che sarà prodotto sia in italiano che in inglese) mentre il gioco da tavolo Black Rose Wars: Rebirth ha già superato nel momento in cui scriviamo oltre un milione di euro (sempre in versione multilingua).

Kickstarter e distribuzione ‘tradizionale’: gioco a somma zero?

Sin da quando il finanziamento collettivo muoveva i primi passi non sono mancate discussioni tra gli originatori dei progetti, specie se case editrici, da una parte e negozi (con distributori al seguito) dall’altra. Naturalmente queste discussioni erano focalizzate solo su progetti che avrebbero poi avuto, quantomeno nelle intenzioni, una distribuzione anche nei negozi mentre progetti che si ‘esaurivano’ nella evasione di tutte le richieste dei sostenitori ovviamente non venivano presi in considerazione… o quasi. Non è mancato almeno un caso di un gioco non destinato alla distribuzione ai negozi o all’ingrosso: Cards Against Humanity. Questo gioco di carte per adulti è diventato tanto popolare che certi negozianti lo acquistavano dal produttore, tramite una nota piattaforma di e-commerce, al prezzo consigliato al pubblico per poi rivenderlo ai propri clienti a un prezzo – evidentemente – maggiorato! Eccezioni come questa a parte, il timore dei negozianti e dei distributori era e resta che un progetto di finanziamento riuscito soddisfi gran parte della richiesta e che quindi non valga la pena trattare il prodotto, specie in un periodo caratterizzato da uno straordinario volume di nuove uscite. La, prevedibile, risposta degli originatori dei progetti è che invece questo fenomeno non si verifichi o si verifichi solo in parte e, al contrario, una campagna riuscita desti interesse e curiosità rappresentando un efficace veicolo promozionale. Col tempo comunque le posizioni si sono in parte avvicinate e molte campagne prevendono anche un livello per negozi (retail pledge)come ad esempio la campagna per il gioco da tavolo Black Rose Wars: Rebirth, tuttavia spesso senza alcuno degli extra previsti o con extra parziali.

La nostra inchiesta: la parola ad editori, negozi e giocatori italiani

Per cercare di avere un quadro affidabile della situazione e della posizione delle varie categorie interessate abbiamo interpellato una selezione di editori/creatori di progetti, negozi (semi)specializzati e lanciato un paio di sondaggi fra giocatori appassionati che rappresentano il pubblico per eccellenza tra i sostenitori potenziali di un progetto di finanziamento collettivo. Le risposte sono state molto interessanti e non scontate.

I giocatori

Abbiamo realizzato un sondaggio in uno dei principali gruppi di appassionati di giochi di ruolo italiani su Facebook e uno di appassionati di giochi da tavolo, sempre sullo stesso social network. La domanda era: “Se vedete su Kickstarter o altra piattaforma (Game On Tabletop, Ulule, etc.) un progetto ludico che vi interessa (e che preveda anche una distribuzione in negozio), preferite…” e le risposte sono state le seguenti: 1) Dipende da progetto a progetto: 65,11%; 2) Aspettare l’uscita in negozio: 24,41%; 3) Sostenere il progetto sulla piattaforma: 10,46%. Nel secondo caso invece le risposte sono state: 1) Dipende da progetto a progetto: 59,37%; 2) Aspettare l’uscita in negozio: 31,25%; 3) Sostenere il progetto sulla piattaforma: 9,37%. Molti nei commenti hanno espresso, fatto questo che farà piacere a molti negozianti, il desiderio di ‘sostenere’ il negozio locale di fiducia ma altrettanti, se non di più, hanno manifestato una preferenza per vedere il gioco prima di spendere denaro per ottenerlo. Non è mancato poi un consistente gruppo di appassionati che ha detto di voler sostenere i progetti sulle piattaforme per poter avere accesso agli extra che spesso non vengono mandati in distribuzione.

I negozianti

A questa categoria naturalmente è stata rivolta, in un gruppo riservato ad operatori del settore, una domanda molto diversa: “I giochi prodotti con una campagna Kickstarter sono ancora appetibili peer un negozio?”, beninteso campagne che prevedano anche una versione italiana di base e non grazie alla concessione di licenze ad editori terzi come fa CMON con Asmodee Italia. Le risposte sono state: 1) Marginalmente, minima selezione: 66,66%; 2) No, se non su richiesta: 26,66%; Sì, ne tengo regolarmente: 6,66%. Molti in realtà trattano giochi frutto di campagne di finanziamento che entrino poi nel circuito distributivo ‘tradizionale’, come i titoli CMON, considerandoli ‘normali’ prodotti all’ingrosso. Abbiamo anche chiesto opinioni specifiche a una serie di negozi noti per il loro impegno nel campo del gioco hobbistico ottenendo una serie di opinioni (inevitabilmente) molto sfaccettata.

C’è chi rifiuta di trattare i prodotti di questo tipo a prescindere come Tempus Fugit di Padova (“Noi non trattiamo nessun gioco Kickstarter. Troppo lavoro per starci dietro. Troppe incertezza. Non credo ci sia per i negozi una posizione in quella filiera”), Strategia & Tattica di Roma (“Noi non li trattiamo e tutto sommato non siamo molto favorevoli ai Kickstarter o, meglio, siamo favorevoli a chi fa il Kickstarter perché obbiettivamente non potrebbe produrre il gioco con i suoi mezzi (…); per quel che riguarda i Kickstarterche hanno un ‘retail pledge’, hanno condizioni di vendita che non prevedono un ricarico sufficiente a giustificarne l’acquisto”), Orion Fumetti di Rimini (“non li trattiamo”) e Dominaria di Casale Monferrato TO (“non trattiamo kickstarter” pur aggiungendo che “però se un negozio se la sente è un buon modo per fidelizzare e tener interessata la clientela”).

Non manca comunque invece chi manifesti un grande interesse per questo tipo di produzioni, in particolare Stratagemma di Firenze (“secondo noi un negozio dovrebbe seguire questo genere di prodotti e noi li trattiamo”), I Giochi dei Grandi di Verona (“secondo noi un negozio specializzato può trattare questo genere di prodotti”), Dadi e Mattoncini di Ancona (“noi seguiamo con attenzione i progetti Kickstarter e ci è capitato di sostenere i più interessanti, quando li abbiamo trovati in italiano e con ‘retail pledge’) e Urban Legend di Parma (“noi li trattiamo” sottolineando però che “spesso non hanno molto appeal perché l’appassionato che li vuole lo ha già preso su Kickstarter”). Infine c’è chi preferisce approcciarsi ai giochi nati da finanziamento collettivo su una base ‘caso per caso e con cautela’ come Jolly Joker di Torino (“ne trattiamo qualcuno” sottolineando che “la categoria è troppo grande per generalizzare”), Il Folletto di Biella (“pensiamo che avere anche i titoli più ricercati possa essere un ottimo modo per emergere dalla concorrenza” aggiungendo che “come negoziante ho sempre cercato di offrire anche i giochi provenienti da Kickstarter, cercando direttamente accordi con i produttori. Non sempre è un’impresa facile a causa dei possibili ritardi che i prodotti possono avere”) ed Emporio 45 Model di Città di Castello PG (“decidiamo per ora di caso in caso. Non generalizzerei dicendo si o no. Dipende dall’interesse e l’opportunità”).

Infine diamo la parola a chi ha provato ma smesso come Oltre La Matita di Pisa (“abbiamo provato solo una volta e ci aspettavamo di meglio” sottolineando come Dominaria che “è sicuramente un servizio in più ma ci vogliono molta esperienza e conoscenza a nostro avviso”), chi aspetta una buona opportunità ma spesso resta deluso come Playtime di Bergamo (“secondo noi il Kickstarter ha senso solo se ha un ‘retail pledge’ che dia margine e spesso non lo fa” aggiungendo un amaro “purtroppo”). chi segue i giochi di un solo editore grazie a specifici accordi come Excalibur Games di Milano (“trattiamo quelli di Pendragon Game Studio: zero costi per noi, buon margine, risparmio delle spese di spedizione per i sostenitori che devono solo passare in negozio a ritirare” ma va ricordato che questo negozio è un Pendragon Point) e infine chi li tratterebbe ma con precondizioni tali da essere soddisfatte con molta difficoltà come Gamelot di Sesto Fiorentino FI (“ha senso secondo noi solo se si ha un gruppo abbastanza grande interessato al progetto (…), se la campagna prevede un ‘retail pledge’ completo (di tutti gli extra N.d.R.) per i negozi (…) e se il gioco si rivolge a un pubblico massivo di cui il Kickstarter raggiunge solo la superfice (tipo Exploding Kittens)” aggiungendo un severissimo monito: “in tutti gli altri casi, da evitare come la peste”).

Il negozio Faro Ludico di Bari esprime un parere che riassume la posizione comune a moltissimi negozianti dichiarando che “li trattiamo solo dopo che sono passati dalla fase Kickstarter a quella distribuzione in negozio, non ci interessa anticipare denaro alle aziende che fanno Kickstarter e non ci mettiamo a fare mercato delle ricompense (i suddetti extra N.d.R.)” ed esprime il pensiero anche di molti appassionati sottolineando che “naturalmente troviamo ridicolo il ricorso a Kickstarter da parte di aziende affermate mentre è più che comprensibile per chi cerchi un ‘posto al sole’ e non abbia molte risorse. (L’uso da parte di aziende del finanziamento collettivo) rimane sempre una ‘scorciatoia’ ed è una degenerazione del concetto di rischio d’impresa”.

Molto interessante ma assai probabilmente con poche possibilità di realizzarsi l’auspicio espresso da Dadi e Mattoncini: “Ci piacerebbe molto che i negozi che si impegnano nella diffusione della cultura ludica quotidianamente, come i nostri, potessero avere accesso a contenuti extra esclusivi. Questo creerebbe un circolo virtuoso di soddisfazione nella vendita da parte del negozio e nell’acquisto da parte del cliente che può fare solo bene all’ambiente ludico”. Speriamo che qualche editore sia all’ascolto…

Da il Folletto arriva, in conclusione, un invito all’unità tra negozianti non solo italiano, ma europei: “Collaboriamo con diversi negozi europei per costruire una rete di negozianti che possa fare fronte comune nelle relazioni con gli editori che usano Kickstarter come piattaforma”. Un progetto che troviamo davvero interessante e che speriamo possa portare a validi risultati.

Gli editori

Mentre quindi tra i negozianti si segnalano opinioni molto variegate – il solo elemento comune sembra essere la disponibilità a trattare i giochi finanziati con Kickstarter se e quando passano alla distribuzione tradizionale – fra gli editori che abbiamo interpellato la posizione è quasi sempre la stessa: i giochi realizzati con finanziamento collettivo possono avere e hanno spazi nei negozi, qualche volta con un notevole successo. Acheron Books (creatore delle ambientazioni Brancalonia e Dante’s Inferno per la quinta edizione del gioco di ruolo Dungeons & Dragons) ci ha detto che “siamo distribuiti e abbiamo avuto ordini anche sostanziosi” pur aggiungendo che “è un po’ presto per fare bilanci, perché i nostri prodotti post Kickstarter (per ora il solo Brancalonia N.d.R.) sono in distribuzione soltanto da un paio di mesi e non in quelli più performanti dell’anno. Escape Studio Games (creatore del gioco da tavolo horror Tales of Evil) ci ha detto con soddisfazione che “dopo il Kickstarter abbiamo avuto una buona risposta dal mercato retail perché in qualche modo la campagna Kickstarter dà molta visibilità” sottolineando il valore ‘pubblicitario’ dal momento che “quando il gioco arriva a casa dei giocatori questi ne iniziano a parlare e quindi si crea un passaparola che poi permette di vendere bene nel retail ma avvertendo che “ovviamente tutto ciò accade se il gioco è valido, perché nel caso non lo fosse si creerebbe l’effetto opposto”. Davvero entusiasta la risposta di Pendragon Game Studio (editore di giochi da tavolo con progetti Kickstarter recentissimi come The Thing e il nuovo Starship Interstellar) con un laconico ma efficace “assolutamente si!” e Mana Project Studio (gruppo creativo dietro alle ambientazioni Journey to Ragnarok, Historia e Nightfell per la quinta edizione del gioco di ruolo Dungeons & Dragons) che ci scrive “secondo la nostra esperienza assolutamente si, dopo l’esperienza di crowdfunding il prodotto editoriale ha una sua vita nel circuito tradizionale di distribuzione” dando (caso unico in questa inchiesta) anche qualche cifra: “ad esempio Journey To Ragnarok, lanciato con un Kickstarter ad aprile 2017, per quanto riguarda l’edizione italiana contava circa duecento sostenitori tra digitale e fisico, mentre siamo alla terza ristampa (ogni tiratura di mille copie) sul circuito distributivo italiano”. C’è anche chi cerca di ‘aiutare’ i negozianti cercando di fare uscite sincronizzate come Isola Ilyon Edizioni (editore di giochi di ruolo come The Spire, Awaken e Ryuutama nonché la nuova ambientazione Kisarta per la quinta edizione del gioco di ruolo Dungeons & Dragons): “una volta ricevute le copie di Kisarta dalla tipografia abbiamo fatto in modo di aprire le vendite sul nostro negozio online nel momento in cui il nostro distributore aveva già pronte le copie, con l’obiettivo di aprire le vendite in contemporanea con i negozi” riscontrando che “molti negozi, online e fisici, hanno richiesto diverse copie del nostro manuale e siamo soddisfatti” e concludendo con un lodevole “cerchiamo sempre di metterci nei panni dei negozianti cercando di non fare vendite o preordini troppo esclusivi, così da favorire anche la filiera ludica”. Naturalmente i progetti di finanziamento si estendono anche alla nicchia del librogame e in questo ambito opera Officina Meningi (studio che ha creato la collana The Necronomicon Gamebook e The Edgar Allan Poe Horror Gamebook) che ci risponde serenamente “sì” pur sottolineando che “siamo distribuiti solo in fumetteria (…) e non in libreria”. La sola risposta negativa arriva da Alephtar Games, editore soprattutto attivo all’estero con materiale in lingua inglese (il gioco di ruolo Revolution d100, il gioco di ruolo Aegis e il nuovo Dynamic d100 dedicato ai robot giganti creati da Go Nagai che sarà disponibile anche in italiano a Play) che ci commenta tristemente “l’amara risposta è: qui in Italia no, all’estero di più”.