Play 2015 120Nata nel 2008 (ma figlia della convention settembrina organizzata a partire dal 1985), Play è il secondo evento ludico dell’anno in Italia per importanza, un appuntamento dalla visita obbligatoria per ogni esperto serial gamer. Eppure questa edizione, la più frequentata di sempre con più di 30mila visitatori a detta degli organizzatori, è stata quella meno orientata a questo tipo di giocatore: facendo borbottare un po’ chi desiderasse un’occasione di provare giochi più complessi (i cosidetti cinghiali), gli espositori hanno offerto maggiore visibilità e spazio dimostrativo a titoli che potessero accontentare un altro target di consumatori con giochi di fascia media, molti entry level e family games. Gli editori e gli altri espositori han evidentemente intuito il trend sempre più in crescita a Play, la presenza ogni anno maggiore di giocatori più rilassati e, soprattutto, molte famiglie, non più soltanto attratte dal legno e dai colori del padiglione Family. Forse è per tal motivo che – altro dato importante! – la scontistica da fiera quest’anno è venuta meno: ovviamente c’è stata qualche riduzione nell’etichetta e molti bundle convenienti, ma i prezzi del catalogo sono rimasti per lo più inalterati; ciò a ragione di un consumatore meno propenso a spese gigantesche (il classico gamer che fa scorta per il lungo ‘inverno ludico’, i prossimi mesi parchi di fiere), ma dall’acquisto più episodico, occasionale e, quindi, meno attento alla convenienza. Scelta che deve aver pagato, giacché a fine fiera nessun espositore ha lamentato crisi nelle vendite; anzi, vi sono stati molti sold out.

 Venendo più nel dettaglio dobbiamo confessare una nota dolente: nel gioco da tavolo poche le novità, per lo più titoli piccoli, e, a volte, poco attesi: Giù dal Trono, Five Tribes, Elysium, Spyfall, Epic Resort, Star Wars Armada, The Witcher e poco altro. Più attese delle novità attuali apparivano le espansioni delle vecchie novità, quelle presentate a Lucca Games dell’anno scorso o prima: i Duel Deck di Warage, Room 25 – Season 2, Zombicide 2 Prison Outbreak, Pandemia: In Laboratorio, Dungeon Fighter: Scaglia la Prima Pietra, Dark Tales: Capuccetto Rosso, nuove wave per Star Wars XWing, Drizzit Il gioco di carte: Draghi, Spose e Coccole Estreme e molto altro ancora. Uguale e moltiplicata situazione per il gioco di ruolo: novità di punta è stata la sesta edizione di RuneQuest (attesissima dopo l’esperienza negativa del crowfunding), ma gli stand erano per lo più innondati dai supplementi, numerosi anche per titoli molto recenti quali Savage Worlds, Fate, Project H.O.P.E., Pathfinder, Drizzit Il Gioco di Ruolo, Nameless Land e altri ancora.

 Ciò ci apre a due considerazioni: la prima di natura generale dove il titolo capace di crescere in espansioni è preferito dall’editore giacché per costi e processo creativo più economico oltre che capace di fidelizzare il giocatore a un titolo e, quindi, a un brand; la seconda considerazione riguarda più nel particolare Play: questa fiera si prospettava come un secondo giro di boa dopo Lucca Games, un secondo polo per le novità editoriali: invece, così non sembra essere e le uscite di aprile non sono che l’eco di quelle di ottobre – novembre dell’anno precedente.

 Fa dimenticare tutto però un’importante evidenza: a Play si gioca… e tanto.

 Il Club Tre Emme e La Tana del Goblin hanno avuto i tavoli invasi, le aree gioco del padiglione Family erano un turbinio di bambini, e il wargaming, seppur sempre un po’ sofferente nelle posizioni assegnate, era subissato di curiosi. Pecora nera l’Area giochi di ruolo entro la quale si trovavano una alta quantità di tavoli vuoti a ogni ora…

 A conclusione di quanto osservato, ci si può solo domandare che direzione si profili per la seconda più grande fiera del gioco. L’aumento del numero dei visitatori e la soddisfazione degli espositori farebbe inizialmente pensare a un successo, riflesso, per i più ottimisti, di un interesse in crescendo per il gioco da tavolo, di ruolo, di carte, etc.. Ma l’aumento dei biglietti staccati non è necessariamente sinonimo della crescita della comunità di giocatori così come l’abbiamo conosciuta negli anni passati: gli stand sembrano ideati sempre più per attrarre ancora più famiglie, frequentatori di ludoteche, gruppi di amici dediti al party game del sabato sera; ma anche meno hard gamers. Stanno diminuendo come specie o l’editore appare sempre più disattento nei confronti di giocatori più esigenti, ma poco numerosi? Le opinioni sono discordanti e di certo una sola fiera non è bastevole per leggere la complessita di questo fenomeno, ma saremmo ciechi se non considerassimo Play di quest anno un tassello fondamentale del nostro puzzle: intanto potete vedere qui unj ampio fotoreportage (reportage a cura di Francesca Mondelli).