Play 2014 087Dopo Lucca Games, le cui dimensioni sono irraggiungibili da chiunque, Play è certamente l’appuntamento più importante per gli appassionati di giochi in Italia dal momento che nessun altro evento che cerchi di imitare – non bene – la formula ‘lucchese’ ha ottenuto un qualche successo nel campo ludico. Play non cerca di imitare Lucca Games:  ha invece la sua specificità, Gioco e basta, che le deriva anche dall’essere erede delle celebri ‘convention di settembre’ e che le ha portato fortuna, insieme alla saggia scelta di presidiare il primo semestre dell’anno. Il 5 e 6 aprile ha visto quindi la sesta edizione della manifestazione, ospitata come sempre nelle strutture (di alto livello) della Fiera di Modena. Il successo del pubblico non è mancato e al mattino si registravano lunghe code agli ingressi (questo reportage si riferisce comunque alla sola giornata di domenica). I padiglioni sono davvero molto, molto ampli e questo poteva fare pensare a un afflusso ‘limitato’ ma i giocatori erano presenti in forze e a sentire vari operatori hanno anche acquistato molto (Fernando Ferrari de I Giochi dei Grandi ci ha detto “sabato son venuti per comprare, domenica per giocare!”).

Ma a cosa si giocava? Come sempre, il gioco da tavolo era l’indiscusso e indiscutibile sovrano della manifestazione da ogni punto di vista: spazio dedicato, persone interessate, editori presenti, assortimento dei negozi con stand, ampiezza dell’associazione (La Tana dei Goblin) incaricata di gestire l’area demo e gioco libero… A fronte di questo colosso, gli altri generi erano decisamente più modesti: il gioco di ruolo aveva una sua vivacità, ma nulla di paragonabile al gioco da tavolo. L’impegno degli autori e degli (auto)produttori era certamente significativo, ma la misera offerta da parte dei negozi presenti (altro discorso per i produttori) era la migliore dimostrazione di quanto il genere – malgrado ottimistiche dichiarazioni di ‘rinascita’ e ‘punti di svolta’ – in Italia resti ancora in affanno. I giochi di carte collezionabili potevano godere di un’area ampia in un secondo padiglione, ma qui Magic e Yu Gi Oh la facevano da padroni: non mancava un tentativo di promuovere il gioco di carte collezionabili di World of Warcraft (che è stato chiuso dell’editore statunitense) ma il fatto che l’espositore vendesse anche il materiale promozionale non sembra deporre a favore di questo tentativo di rilancio nostrano che dava l’impressione di essere un modo di liquidare le scorte a magazzino (non è una critica)… Ampia anche la parte dedicata al gioco di miniature, sia storico (decisamente maggioritario, con molti periodi e molti regolamenti) che fantastico (più modesta ma comunque signifcativa con il solito dominio della Games Workshop), uno spazio (davvero limitato, anche qui specchio della diffusione attuale) per il gioco di simulazione su carte  e anche l’attenzione mostrata per i giochi meno ‘commerciali: giochi per bambini, i giochi poveri, i giochi in legno, i giochi autoprodotti e i classici come la Dama. Non mancava neppure uno spazio dedicato al videogioco, comunque modesto, uno dedicato al soft air, i fan club di Guerre Stellari (con la riproduzione di un caccia Ala X in scala 1:1), Battlestar Galactica (con il prototipo di un Cylon)  e – immancabile – la gara di cosplay che attira sempre un pubblico ampio.

Nessun reportage potrebbe essere completo senza parlare delle Novità, le uscite in occasione della manifestazione che – in un periodo economico terribile come questo – per molti produittori specie piccoli rappresentano una vera boccata di ossigeno.  Rispetto alle attese, i titoli non sono state particolarmente numerosi e certo non si avvicinano come quantità  al livello di Lucca Games (dove a mio giudizio sono troppe): nel campo del gioco da tavolo si segnalava la nuova edizione dello storico Sherlock Holmes Consulting Detective (pubblicato anche in Italia dalla leggendaria International Team) edita da Asterion Press, la prima espansione, Rising Sun, per il bel gioco Samurai Sword (ben lungo dall’essere un semplice ‘clone’ di Bang!) di Da Vinci Giochi, il secondo Tomo dei Morti per il gioco di ruolo Sine Requie da Asteron Press, il gioco da tavolo Taluva della Cranio Creations, il gioco Otto Minuti Per Un Impero (la cui intrigante premessa è poter fare una partita a un gioco strategico nei tempi richiesti da Love Letter) di Da Vinci Giochi, l’espansione Assi Imperiali per X Wing (che finalmente vede tornare disponibile il gioco base) da Giochi Uniti, Necessary Evil e l’Almanacco Mondi Selvaggi (che riporta anche il marchio deklla manifestazione) per il gioco di ruolo Savage Worlds di Jolly Troll… E’ un elenco che potrebbe continuare ancora per un po’ ma rischierebbe di sembrare un catalogo: segnalo solo un gioco di ruolo prodotto, L’Era di Zargo, un titolo che usa le regole (leggermente modificate) di Dungeons & Dragons Classico e relativi retrocloni ma con il mondo dello storico Zargo’s Lords, il primo gioco fantasy italiano – una operazione di recupero, una sorta di Super Vintage, davvero affascinante! Graficamente ben presentato, ovviamente in stile grafico ‘TSR Vintage’, ‘benedetto’ dal Marco Donadoni (creatore di Zargo’s Lords), corposo e ben scritto, perfino con Dado Speciale Zargo per chi lo avesse prenotato per tempo e venduto a 23 euro (Danilo Moretti, auore di Super Adventures, Fenomena e dell’a nuova ambientazione Freak Control per Savage Worlds mi faceva notare che c’è chi vende manuali A5 di 64 pagine a 20 euro mentre L’Era di Zargo è un volume formato A4 di ben 268 pagine…)

Era anche prevista una serie di incontri e tavole rotonde, iniziativa meritoria che differenzia non poco Play da tutte le altre manifestazioni che seguono il modello della manifestazione ludica di successo senza apparentemente coglierne tutti gli ingredienti. Persionalmente ho assistito al solo incontro “Giochi e New Media” che però è stato deludente: pur uniti da un filo conduttore , il Gioco, i vari relatori hanno fatto discorsi paralleli e non collegati – chi ha parlato del gioco declinato nei nuovi media, chi del rischio apparente che la passione per il gioco possa degenerare un gioco d’azzardo (posizione su cui esprimo il mio assoluto scetticismo), chi – Gary Chalk – ha ammesso candidamente di non sapere alcunché di quanto si stava dicendo… L’incontro è stato anche assai poco seguito, una vera sorpresa considerata proprio la presenza di Gary Chalk (il cui ruolo in Lupo Solitario pare oscillare da co ideatore a coautore a ‘semplice’ illustratore a non si sa bene cosa – Play 2014 lo accreditava comunque come co autore di Lupo Solitario), un ospite che secondo me avrebbe potuto forse essere meglio sfruttato (i dissapori con Joe Dever hanno probabilmente impedito ogni coinvolgimento della Vincent Books che peraltro aveva uno stand alla manifestazione).

Nel complesso comunque si è trattato di un evento come sempre bello e interessante, accanto a Lucca Games il solo momento imperdibile per l’appassionato di giochi italiano. Sarà come sempre un piacere tornare nel 2015: potete vedere qui un completo fotoreportage (reportage di Ciro Alessandro Sacco).