Di Ciro Alessandro Sacco

Si ritorna dal vivo

A meno che la variante Delta del Covid (per tacere della variante Epsilon…) non sia di tale gravità e diffusione da provocare un nuovo lockdown (e in alcuni Paesi ciò già accade), sembra sicuro che l’edizione 2021 di Lucca Comics & Games si farà. Molteplici i segni: in primis la condivisione sui vari social ufficiali della manifestazione già a partire dal 2 luglio (‘stranamente’ proprio il giorno dopo l’apertura della vendita dei biglietti per l’edizione 2021 di Modena Play) del logo Lucca Comics & Games, ignorando quello Lucca Changes; ma anche conferme da parte di personaggi storicamente legati alla fiera, come alcune personalità del mondo del fumetto (tra tutti il celeberrimo Leo Ortolani) che hanno già annunciato, sempre via social, che quest’anno Lucca Comics & Games ci sarà.
L’evento solo virtuale sembra, quindi, apparentemente superato e ciò sembra decretato non solo dall’allentamento delle maglie della quarantena, ma anche dai risultato non eccellente che questa tipologia di evento ha riscontrato in quasi tutti gli analoghi esperimenti (Gen Con, ComiCon, etc.). Certo l’esperimento, seppur non di successo, porta in dote un’esperienza preziosa (e rivendibile) a favore non solo di Lucca Comics & Games, ma di tutti gli eventi gestiti da Lucca Crea che godrà, quindi, di un vantaggio competitivo sugli altri organizzatori di manifestazioni che nel 2020 hanno semplicemente preferito rimandare.
Premesso ciò, si può ritenere il ritorno in presenza una buona notizia? Come appassionato sono certamente felice del ripristino delle due manifestazioni principe del calendario ludico, soprattutto per la ritrovata possibilità di incontrare tutte quelle piccole produzioni che al di fuori del circuito fieristico è difficile scoprire o acquistare (un esempio è una rivista come Rune – di cui mi onoro di essere collaboratore – che nel 2020 ha visto interrompere del tutto le sue uscite semestrali). Come addetto ai lavori, tuttavia, temo che il ritorno delle manifestazioni riporti in auge la prassi delle tante uscite concentrate in un periodo di tempo strettissimo, con il lancio di una quantità di titoli dalla ‘finestra di opportunità’ (di farsi conoscere) brevissima che si cannibalizzano gli uni con gli altri. Questo ‘affollamento’ rende ai negozianti difficile offrire un assortimento di qualità ai propri clienti (con il rischio economico che ne può derivare) e di poter davvero promuovere titoli degni di nota. Si tratta di un problema che impatta meno chi fa uso di dubbie pratiche di commercio, vive meglio questi periodi di uscite intensissime e ‘lavora’ attraverso svendite e super-promozioni. Tuttavia, come spesso ho scritto, l’ingorgo delle uscite non è una colpa di Play o Lucca Comics & Games.

Lucca Comics & Games e Play a distanza ravvicinata

Un grosso elemento di novità di quest’anno è la decisione di Modena Fiere di organizzare Play per il primo fine settimana di settembre, dal 3 al 5 del mese, accompagnata dalla scelta di non vendere biglietti durante la fiera ma solo on line.
La formula del numero chiuso ha destato qualche perplessità fra alcuni addetti ai lavori, ma i risultati di Modena Nerd (altro evento organizzato da Modena Fiere, tenutosi il 3 e 4 Luglio) sembrano essere incoraggianti; meno incoraggiante il fatto che nella stessa manifestazione non si sia quasi registrata presenza di editori di giochi, mentre negli anni passati vi era stata una adesione significativa anche di operatori importanti: l’ipotesi che il numero chiuso abbia scoraggiato gli editori si potrebbe riflettere su Modena Play. Altra problematica, almeno secondo alcuni, è che la distanza assai ravvicinata – meno di due mesi – tra Play e Lucca Comics & Games influisca tanto sulle presenze del pubblico, quanto su quelle di espositori.
Nel caso del pubblico, sembra venir meno l’intenzione da parte di Modena Fiere di intercettare un “pubblico familiare”, differentemente a come iniziato a fare negli anni precedenti, concentrandosi almeno quest’anno solo sugli appassionati: clienti informati, con un budget di spesa maggiore, disposti a spostarsi anche di parecchi chilometri e, quindi, a passare tra la trafila di una prenotazione on line. Pur essendo giustissimo voler ‘coccolare’ il visitatore appassionato, perdere l’occasione di conquistare nuovi giocatori sfruttando la permeabilità di un target tangente (come quella degli appassionati geek o nerd o pop) è un enorme peccato, soprattutto in questo periodo storico in cui si è riscoperto il valore dell’intrattenimento domestico di qualità.
Se, invece, ci soffermiamo a pensare agli editori bisogna ricordare un fattore importante: per un editore, indipendentemente dalla sua grandezza, partecipare a una fiera significa mettere in conto sul budget annuale una cospicua uscita (costo dello stand, costo del personale, costo del trasporto di merci e personale, vitto, alloggi, etc) non sempre supportata da una proporzionata entrata. Nel caso dei produttori medio-grandi, una fiera è occasione di far conoscere o rafforzare il proprio marchio e promuovere i prodotti senza necessariamente cercare un profitto (molti produttori importanti, infatti, lamentano che le fiere sono sempre una voce passiva); differente storia è per i produttori più piccoli o gli auto-produttori, per i quali è certamente un valido modo per farsi conoscere, ma soprattutto per fare cassa e vendere copie. Molte piccole produzioni non escono se non alle fiere e la loro scomparsa nel 2020 ha portato a un blocco di attività (ricordiamo che il numero 1 di Rune – ultimo uscito – è apparso nel 2019: non è un caso). Per entrambi, inoltre, la partecipazione non comporta solo un esborso immediato ma, data la necessità di presentarsi sempre con una novità, anche l’elaborazione di un calendario produttivo molto pressante. Due date così ravvicinate ( settembre per Play e ottobre/novembre per Lucca Comics & Games) entrambe con l’obbligo di novità, sono gestibili da un editore medio-grande ma mettono in crisi la filiera dei più piccoli o delle autoproduzioni che, lavorando con tempi e modi da artigianato ludico, si troveranno in difficoltà. Queste realtà commercialmente minori, unitamente ai problema dei costi, saranno in alcuni casi costrette a operare una scelta di presenza, evitando una delle due fiere e privando gli appassionati di uno degli aspetti che rende il mercato ludico così affascinante e sfaccettato. Entrambe le categorie di editori, inoltre, potrebbero decidere di non investire nelle due fiere le stesse cifre investite negli anni passati, data la grande vicinanza temporale, preferendo magari un investimento minore, anche a fronte dei conti del 2020 e della prima metà del 2021. I risultati di molti paiono aver dimostrato che le fiere (ai produttori medio-grandi) non sono indispensabili per fatturare e vendere. In questo senso, quindi, alle fiere potrebbero esserci sorprese interessanti.

Lucca Crea e i 802 mila euro di deficit

E’ notizia nota che Lucca Crea, la società del comune di Lucca nata dalla fusione tra la solida Lucca Comics & Games s.r.l. e l’indebitatissima Lucca Fiere & Congressi s.r.l. (la quale ha dato in ‘dote’ alla nuova società un polo espositivo che produce soprattutto deficit), ha annunciato una perdita di 802 mila euro nel 2020; la ragione, ovviamente, è la pandemia che ha bloccato tutte le manifestazioni fieristiche creando enormi problemi a tutti gli organizzatori professionali. Lucca Crea non organizza la sola Lucca Comics & Games, ma questo evento rappresenta il 90% del suo fatturato, la sua perdita è stata un colpo durissimo e il tentativo di Lucca Changes non si è nemmeno lontanamente avvicinato a poterla, se non rimpiazzare, quantomeno non farla ripiangere troppo. La reazione più forte è stata non tanto degli appassionati e degli editori quanto dei vari portatori di interesse lucchesi: gli operatori economici (albergatori, affittacamere, ristoratori, etc) e la politica locale i quali, seppur abbiano accettato, obtorto collo, di perdere l’edizione 2020 di Lucca Comics & Games (dopo aver tentato di tutto per averne almeno un segmento), non avrebbero mai e poi mai sopportato una Lucca Changes 2021 se non in presenza di un lockdown totale. La ragione è semplice: niente pubblico, niente affari, elettori e poteri forti scontenti.
Ovviamente per Lucca Crea, anche in presenza di Lucca Comics & Games 2021, resta un deficit di 800 mila euro che si dovrà colmare, seppur non necessariamente in un solo anno: spesso in passato la ‘vecchia’ Lucca Comics & Games srl , malgrado il successo anche economico delle sue edizioni, non ha mancato di alzare il costo di biglietti, abbonamenti e spazi espositivi per ragioni di cassa che l’aiutassero a ripianare ‘debiti terzi’. Questo aumento si è verificato, ad esempio, quando la società ha ricevuto in dote Lucca Animation e il debito che la accompagnava: ma sembra difficile credere che Lucca Crea decida di seguire, almeno per il momento, la medesima strada: correrebbe il rischio di fornire, così, un perverso incentivo a non presenziare a visitatori e a espositori che mai come quest’anno potrebbero avere a soli due mesi una valida alternativa (almeno per il comparto gaming). Inoltre, la consapevolezza che potrebbe esserci poca voglia di investire da parte degli espositori e perfino di alcuni sponsor in un’edizione di quest’anno che sarà molto probabilmente – nome Lucca Comics & Games a parte – un appuntamento di transizione verso una sperata normalità nel 2022 (la speranza è sempre nei vaccini di massa). Esiste un modo quindi per coprire il passivo di 802mila euro senza mettere mano ai bilanci del Comune? Parrebbe di sì, poiché qualche esponente della politica lucchese ha presentato una inedita possibilità: l’ingresso di investitori privati.

Arrivano i privati?

La possibilità che investitori privati acquistino quote di Lucca Crea è molto interessante e potrebbe avere varie ricadute sulla società e quindi su Lucca Comics & Games stessa. Naturalmente, la prima questione da chiarire è se questi investitori privati acquisterebbero quote di Lucca Crea per acquistare ‘credito’ o una ‘benevolenza’ dalla politica locale per altri affari di loro interesse (è successo, succede e succederà in Italia e non solo) o se si tratterebbe di investitori interessati a Lucca Crea s.r.l. e alle sue potenzialità: nel primo caso, tutto continuerebbe in sostanza come prima; nel secondo caso, evidentemente no.
Se un ‘vero’ investitore acquistasse quote di rilievo, in questo caso occorrerebbe che navigasse le acque potenzialmente procellose dei vari portatori di interesse (commercianti e politica locale sempre in testa): razionalmente ciò comporterebbe la richiesta di avere voce in capitolo proporzionata al suo investimento, compreso un posto nel consiglio d’amministrazione che in Lucca Crea ha tre membri. Ma la prospettiva di ritrovarsi in uno stato di perenne minorità a fronte di due consiglieri di nomina politica potrebbe spingere il suddetto investitore a chiedere una presenza – e una presenza di rilievo – anche nei ruoli operativi: ciò si tradurrebbe per un investitore saggio nella richiesta di affiancare al direttore generale (il ruolo operativo per eccellenza) un vicedirettore di proprio gradimento. L’esperienza del passato di Lucca Comics & Games srl ha dimostrato quanto peso possa avere un Vice se adeguatamente qualificato, motivato e con una propria vision di cresci e diversificazione. In questo ruolo di rilievo, un investitore privato potrebbe anche fare pressione per un controllo della gestione e una riduzione dei costi che migliori la redditività di Lucca Crea con una più oculata gestione dei bandi e delle collaborazioni; potrebbe, poi, cercare di intensificare molto di più la espansione del marchio Lucca Comics & Games al di fuori della sua fortezza lucchese, ad esempio lanciando manifestazioni ‘satelliti’ nelle città principali italiane (Milano, Roma, Torino, Napoli, Palermo, etc.), come si è già fatto con Feltrinelli e il Salone del Libro. Le città che ho nominato hanno già molte manifestazioni “alla Lucca Comics & Games”, quindi unaa piazza potrebbe essere difficile da conquistare; tuttavia, nessuna manifestazione gode della riconoscibilità e dell’ ‘aura’, diciamo così, di Lucca Comics & Games e questo rappresenterebbe probabilmente un grosso vantaggio competitivo. E poi perché limitare l’uso di un marchio così conosciuto alle manifestazioni? Lucca Crea potrebbe proporsi come fornitore di contenuti, dati i suoi contatti e le sue competenze, anche nel campo video (qui la collaborazione con Amazon potrebbe aprire prospettive interessanti), nell’editoria e vari altri settori dell’intrattenimento. Indubbiamente, progetti di questa portata richiederebbero investimenti adeguati per ottenere le risorse finanziarie, di strutture, organizzative e umane necessarie: Lucca Crea 100% comunale non le ha e probabilmente mai le avrà, ma un investitore privato potrebbe essere disponibile a impegnarsi, posto che abbia un ruolo decisionale e di gestione di primo piano.

La politica, un eterno problema

Tuttavia, per quanto desiderabile possa essere Lucca Crea per un’azienda o un ente fieristico, italiano o estero (un investitore estero eviterebbe conflitti di interesse più di uno italiano, se l’italiano fosse operante nel campo delle fiere), il problema principale per poter acquisire una quota della società sarebbe sempre politica: partiti, sindacati e portatori di interesse farebbero certamente sentire la loro voce e chiederebbero “garanzie” prima di dare il via libera.
Navigare queste secche sarebbe una sfida difficile, ma non impossibile, tenendo presente che ci saranno sempre individui e gruppi pronti a criticare qualsiasi cessione a “interessi privati” di un patrimonio pubblico; ricordiamo che cedere quote o la totalità di un’azienda pubblica, seppur sia molto semplice in caso di perdite conclamate (Alitalia mostra, però, che non sempre sia così), in caso di guadagni anche di cifre modeste diventa estremamente complesso e Lucca Crea, pur con il suo pesante deficit del 2020, ha certamente una solida liquidità. Inoltre, bisogna tener da conto che spesso il solo elemento di valutazione d’utilità sociale è il livello occupazionale (dipendenti, consulenti, collaboratori), indipendentemente dall’utile prodotto (idea viziata da chi non ha mai confrontato i costi per l’acquisto dello stesso bene o servizio di una società pubblica e di una privata di pari dimensioni o quasi, i quali possono essere a volte estremamente distanti).
Queste premesse fanno sì che il tema “entrano i privati” abbia tutto il potenziale per scatenare una tempesta, specie in una coalizione di centrosinistra come quella che governa Lucca, con giunta e sindaco oggetto già oggi di forti critiche dall’ala più radicale. I timori di polemiche al calor bianco hanno, quindi, probabilmente consigliato a chi governa la città di tacere su questa ipotesi (anche forse per non fornire armi agli avversari di centrodestra) in vista delle elezioni per il sindaco di Lucca che si terranno nel 2022.
Personalmente credo che nulla si muoverà su questo fronte fino alle suddette elezioni e sarà interessante osservare se il tema degli investitori privati in Lucca Crea, e in altre società parte di Lucca Holding, verrà sollevato in campagna elettorale da una delle parti in lizza per il seggio di sindaco. Per ora resta un’ipotesi tanto suggestiva quanto lontana.