Nando Ferrari, storico operatore del settore del gioco intelligente o adulto con all’attivo 27 anni di esperienza nel settore (potete leggere una sua ampia  intervista nello Speciale Lucca Games di DM Magazine) ha inviato una lunga lettera a una serie di operatori professionali del settore in cui lamenta la marginalità sempre più esigua con cui distributori e negozianti devono lavorare. Non nuovo a decise prese di posizione, il numero 20 di DM Magazine ha ristampato una sua lunga disamina dei perché della fine di Ver Con che ha fatto molto discutere, adesso prende di mira (giustamente, diciamo noi che facciamo il mestiere di negozianti e non di giornalisti…) una serie di ditte piccole, medie e grandi sensza nominarle esplicitamente denunciando le difficoltà con cui si deve lavorare. Con il suo permesso, ecco la lettera:

“Viviamo in uno strano mondo. Lo so, può apparire una frase scontata, come potrebbe essere “non ci sono più le mezze stagioni”, o “è tutta colpa del buco nell’ozono”. Invece è una considerazione serissima. Sto parlando del settore che noi (I Giochi dei Grandi) trattiamo da 27 anni, ovvero quello dei giochi di carte collezionabili, dei giochi di ruolo, di miniature, dei boardgames, delle action figure, dei dadi, ecc. Siamo in un mondo anomalo e che poco ha da spartire con le altre realtà commerciali. Spero se ne rendano conto gli indomiti lettori che avranno la pazienza di seguirmi in questa amara disamina del nostro settore.

Da alcuni anni riceviamo puntualmente le famigerate mail dal titolo universale “nuove condizioni commerciali”. Arrivano, come una sorta di calamità naturale, ogni gennaio e prima di cliccare l’apertura dei temuti files già ci chiediamo quanto dovremo incazzarci. Prima le mandavano solo alcune ditte, le multinazionali del settore, ora le mandano tutti. Non è un mistero che il nostro hobby ci veda alle prese con due tipologie di ditte: le multinazionali-aliene (io le chiamo così) e le ditte “umane”. Le prime sono quelle entità astratte, che si identificano per il fatto che non si riesce mai a conoscere, in nessun contesto, le persone che “contano”. Ogni contatto viene tenuto tramite agenti e/o rappresentanti, alcuni molto bravi, altri del tutto ignari dei prodotti che stanno trattando. Sono persone spesso volenterose, ma ti danno la continua certezza che non abbiano alcun potere decisionale. Le ditte-aliene sono particolarmente creative quando arrivano a fine anno. Qualcuno, non sai bene chi sia, passa probabilmente l’ultima settimana di dicembre ad elaborare il piano diabolico, quello con il quale riuscirà a toglierti un’altra piccola percentuale del tuo sconto, che era già risicato. Ti vedi così recapitare una complicatissima “scala-sconti”, per il cui studio dovresti prenderti una settimana di ferie, o assumere un esperto. A parte alcuni casi di tostissimi rivenditori (che hanno il coraggio di leggere tutto con attenzione), però, la maggior parte di noi evita la perdita di tempo e sa già cosa gli spetta: una fregatura. Ci sono 2 tipi di “nuove condizioni commerciali”: 1) quelle “morbide”, ovvero ti togliamo un po’ di sconto e non ti spieghiamo il perchè, ma al limite come puoi fare per limitare i danni: 2) quelle “irritanti”, ovvero te lo mettiamo in quel posto ma cerchiamo di dimostrarti che lo facciamo per il tuo bene e che non soffrirai. Con questo collaudato sistema le più grosse case del nostro settore sono riuscite nella incredibile impresa di limare costantemente ed in modo decisivo i margini di guadagno di distributori e negozianti per anni ed anni. Questi ultimi, non contenti, hanno poi tentato spesso di autoflagellarsi ulteriormente, innescando masochistiche guerre commerciali, che hanno avvicinato paurosamente il traguardo da noi previsto per il 2020, ovvero il “guadagno zero”.

A questo panorama desolante si sono aggiunte, proprio nel momento di maggior crisi per il mercato mondiale, anche le ditte “umane”. Queste aziende, gestite da persone brillanti e simpatiche, con le quali puoi interloquire, con cui parli al telefono e che puoi perfino vedere di persona in talune occasioni (ad esempio Lucca Games), hanno agito quasi all’unisono, rispondendo a non si sa quale sorta di richiamo ancestrale. E così in questi giorni ci hanno fatto presente che non sono più soltanto le multinazionali-aliene a spingerci verso l’abisso, ma che vogliono fare anche loro qualcosa per dargli una mano. Meno male, ne sentivamo la mancanza! Quello che incuriosisce è la “motivazione” che sta dietro a queste scelte. Visto che aumentano i costi lor signori ci annunciano che sono costretti a…. diminuire gli sconti! Uno strano modo di agire, sulla cui anomalia vorrei soffermarmi quanto basta.

Qualcuno di coloro che leggono queste righe tratta per caso altri prodotti del mondo del gioco? Qualcuno acquista da ditte che si chiamano Dal Negro, Ravensburger, Editrice Giochi, Didatto, Heye, ecc.? Io lo faccio da 27 anni e non mi sono mai, ripeto MAI, visto ridurre gli sconti per nessuno motivo. Se ci sono state delle variazioni commerciali queste sono state attuate, eventualmente, a mio favore (un 2% di sconto in più, un pagamento più dilazionato, uno sconto speciale a fine anno….). Queste ditte a gennaio mandano una mail (o un catalogo per posta) che suona in modo ben diverso dalle famigerate “nuove condizioni commerciali”. Si chiama “nuovo listino prezzi”. Le ditte in questione ci comunicano quali sono i nuovi prezzi dei loro prodotti, con aumenti che si limitano in genere a percentuali modeste (1, 2… 5%, nei casi peggiori) e che costringono a ritoccare di 1 o 2 euro i prezzi al pubblico di taluni articoli. Sembra il ritocco dovuto all’andamento ISTAT. Ma gli sconti restano quelli. Da sempre.

Nel nostro settore, invece, si verifica una curiosa anomalia. Se i costi aumentano non è che le ditte agiscano pensando al meccanismo più semplice ed evidente, ovvero quello utilizzato in tutto il mondo: aumentare i prezzi dei prodotti. No, ci mancherebbe! Loro ….diminuiscono gli sconti. Ci sono ditte che producono un gioco e decidono il suo prezzo di vendita prima ancora di vedere quanto gli è costato. Il prezzo “deve” essere quello e diventa una sorta di dogma intoccabile. Dopo 10 anni il prezzo è ancora lì, fermo come un baccalà, ma nel frattempo la marginalità offerta a distributori e negozianti è andata a farsi benedire. Francamente questo meccanismo non lo capisco. Noi non produciamo giochi, abbiamo una sola esclusiva (quella della Ultra-Pro) e nel preparare i listini dei prodotti per i quali dobbiamo decidere un prezzo (come quelli che acquistiamo direttamente dalle case americane, ad esempio) ci basiamo su un solo, semplice, elementare ed evidente parametro: il prezzo d’acquisto. Se il dollaro cala noi ribassiamo i prezzi (siamo sempre i primi a farlo, una storia che si ripete da 5 lustri almeno), se il dollaro sale li aumentiamo (con la stessa solerzia). Non pretendiamo che i prezzi rimangano sempre quelli a costo di ridurre gli sconti a percentuali ridicole! I nostri clienti sanno che lo sconto Ultra-Pro è quello e che, tutt’al più, un eventuale calo o aumento del dollaro comporterà un potenziale calo o aumento dei prezzi al pubblico.

E’ un momento pericoloso quello che stiamo vivendo. La crisi ha ridotto i consumi ed il nostro settore, trattandosi di genere voluttuari e non “indispensabili”, ne ha indubbiamente risentito. Io mi sbalordisco sempre nel constatare che esistono realtà commerciali che pensano di poter restare sul mercato vendendo a 105 ciò che acquistano a 100. So per certo che alcune ditte lavorano su marginalità che rasentano la follia e significano essere votati al suicidio sicuro. L’unica scommessa è sul tempo che sarà necessario perchè il flop avvenga, non certo sul fatto che esso si verifichi. E posso dire di averne viste di “meteore”, più o meno lunghe, fare la comparsa nel nostro mercato, salvo poi sparire con altrettanta velocità. Qui non mi rivolgo soltanto ai produttori, alle ditte più o meno aliene o umane a cui accennavo prima, ma anche a certe aziende che si affacciano magari da poco sul nostro palcoscenico, facendosi largo a gomitate e proponendo prezzi stracciati (come alcuni negozi “virtuali” che ammorbano internet). Per lavorare è necessario garantirsi e garantire una corretta marginalità sui prodotti: questa è l’unica legge indispensabile per sperare di restare sul mercato. Poi servono anche altre cose.

Francamente questa corsa frenetica e folle alla marginalità zero mi sta davvero stancando. E per questo rivolgo un appello a tutti gli operatori del settore perchè facciano una cosa che pare essere preclusa nel nostro hobby: agire. E’ del tutto inutile bofonchiare, lamentarsi tra colleghi, rimanere delusi e non avere, mai, la capacità di iniziare a fare realmente qualcosa per porre un freno al dilagare di questa pericolosa discesa negli abissi. Dite BASTA all’orrendo scempio delle scontistiche ed inivtate i produttori a fare meglio i conti quando producono un nuovo gioco! Se deve costare 2 Euro in più non muore nessuno, ma almeno le marginalità resteranno corrette. Per nostro conto non staremo con le mani in mano ed il nostro nuovo sito diventerà sicuramente un terreno di confronto su questo ed altri argomenti.

Per concludere e per ringraziare chi avrà avuto la pazienza di leggere queste considerazioni, voglio dire a tutte le attività commerciali, che siano o meno nostri clienti, che le ns. condizioni per l’anno 2009 resteranno per quanto possibile del tutto INVARIATE e che, eventualmente, faremo ogni sforzo per garantire sconti migliori!

Ed ora, sul serio, buon 2009.

Nando Ferrari”.