Dopo la pubblicazione della notizia relativa alle versioni estere del gioco (vedi “Wizards of Mickey in inglese e francese: un altro gioco italiano all’estero”) abbiamo colto l’opportunità per intervistare Andrea Chiarvesio, autore del gioco e responsabile marketing, per avere qualche chiarimento sull’iniziativa e sullo stato di salute del gioco in questo momento.

D: è notizia recentissima la pubblicazione di una versione inglese e di una versione francese del gioco Wizards of Mickey. La pubblicazione di queste due edizioni verrà fatta direttamente da New Media Publishing oppure si varrà di licenziatari esteri?

R: le due edizioni sono pubblicate direttamente da New Media Publishing che si avvarrà della preziosa collaborazione di distributori europei.

D: è previsto anche lo sbarco della versione inglese negli Stati Uniti, in Canada e negli altri Paesi anglofoni come l’Australia?

R: non nell’immediato, ma naturalmente non lo escludiamo. L’annuncio della pubblicazione in Europa ha causato, com’è logico, molto interesse anche da parte di potenziali partner per la distribuzione e la pubblicazione al di fuori del nostro continente. Si tratta di una concreta possibilità, anche se non nell’immediato.

D: sono previste uscite in altre lingue a parte italiano, francese e inglese?

R: anche in questo caso, la fattibilità di una versione localizzata in tedesco è allo studio, dipende molto dall’individuazione del corretto partner per curare la distribuzione in quello che è sicuramente uno dei mercati più importanti del continente per quanto riguarda i GCC e non solo.

D: qual’è lo stato di salute attuale di Wizards of Mickey in Italia? Nel circuito specialistico sembra un po’ faticare a fronte della concorrenza di altri titoli consolidati…

R: in puri termini di vendite, la performance è migliore al di fuori del circuito specialistico, questo è innegabile.

In parte grazie all’appeal universale dei personaggi Disney presso un pubblico ben più ampio rispetto a quello che frequenta i negozi specializzati, in parte perché nello specializzato Wizards of Mickey credo abbia pagato un po’ pegno (e tuttora ne risenta) a causa di tre problemi fondamentali:

aver purtroppo generato un livello di aspettative sproporzionato rispetto alle sue effettive potenzialità (errore strategico di cui mi faccio anche personalmente carico). Per fare un esempio, se una squadra di calcio neopromossa dichiara di voler vincere il campionato e poi, sebbene avendo fatto seguire a queste parole una campagna acquisti importante e dispendiosa, si ritrova a disputare un sia pur dignitoso campionato di metà classifica, ecco che nella percezione dei tifosi o dei giornalisti la squadra giustamente “sembra un po’ faticare”. Traduco: aver dato l’impressione che il gioco potesse raggiungere un successo enorme in tempi brevissimi è stato un errore.

Un momento di crisi generale di un po’ tutti i prodotti collezionabili, che ingenera una logica tendenza di molti (giocatori in primis) a rifugiarsi nei prodotti appunto più consolidati.

Un pregiudizio di una parte del circuito specialistico che a causa della licenza Disney lo etichetta come “prodotto per bambini” mettendolo un po’ da parte ed ignorando le possibilità che il gioco ha di fare presa su un target diverso, di giocatori veri. Lo dichiaro senza timore di smentita, perché laddove WoM è stato proposto attivamente ad un pubblico di giocatori, si è ritagliato uno spazio assolutamente importante e competitivo, affiancando e talora superando anche titoli ‘consolidati’, come l’affluenza ai tornei dimostra.

In definitiva, ad un anno dal lancio possiamo parlare di numeri di diffusione, vendite e tornei di tutto rispetto, per quanto inferiori alle attese che si erano generate.