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Anche quest’anno la manifestazione Lucca Comics & Games ha chiuso i battenti e il suo fragoroso incedere ha lasciato spazio alle riflessioni di noi partecipanti, tornati alle nostre occupazioni quotidiane, ma ancora con tanta voglia di discutere e narrare le esperienze vissute durante l’evento .

Quest’anno ho avuto la possibilità di partecipare come visitatore solo nella giornata di sabato, mentre ho trascorso la domenica in veste di turista ‘tradizionale’. Come oramai si è rivelata prassi nella storia di Lucca C&G, sapevo che la presenza unicamente nel fine settimana si sarebbe tramutata non solo in una impegnativa maratona, ma anche in una pratica rischiosa, poiché nelle giornate di sabato e domenica molto spesso non si riesce a vedere tutto ciò che si vorrebbe. Code, resse agli ingressi, tavoli dimostrativi strapieni, e quella sottile ansia incipiente del “non posso saltare quel tale incontro, altrimenti l’autore quando lo rivedrò di nuovo?”.

Tra l’altro noto che, con il passare degli anni, l’elenco personale delle cose da fare e vedere è paradossalmente aumentato vertiginosamente. Mi sarei aspettato che, dall’iniziale senso di meraviglia provato dinanzi alla vasta offerta di giochi ed eventi da scoprire, – tipico delle prime volte in cui si partecipa alla manifestazione – sarei passato ad una visione più ragionata e comunque più tranquilla della kermesse: “Tanto, dopo quasi quindici anni di Lucca Comics e Games, ci si fa il callo e, bene o male, la solfa è sempre quella”.

Alla luce degli ultimi anni, e soprattutto dell’edizione 2014, devo invece ricredermi. E non poco.

Probabilmente, oltre all’atmosfera dell’evento e alle demo dei nuovi prodotti, hanno iniziato da tempo a sommarsi tante altre attività (partecipazione agli incontri, seminari, contatti diretti con gli editori) che per me costituiscono ora un nuovo elemento, essenziale, che rende di anno in anno per me la kermesse sempre più non solo appetibile ma irrinunciabile.

Elencare qui tutti gli appuntamenti a beneficio di chi non è riuscito a partecipare sarebbe riduttivo per rispetto alla vastità della fiera e per questo rimando direttamente al ricchissimo programma disponibile sul sito di Lucca C&G, ma una cosa è certa: la quantità e la qualità degli appuntamenti sono in continua crescita e personalmente avrei voluto vedere tutto e partecipare a tutto.

Tra gli aspetti positivi che mi hanno colpito nel festival di quest’anno, sicuramente spicca la sferzata di energia creativa che ha investito e portato aria nuova nel padiglione Carducci. Oltre agli editori storici presenti in fiera e che oramai costituiscono una certezza rassicurante nel campo ludico, quest’anno ho notato un’impennata nell’ambito della presenza di piccoli e medi editori. Perlopiù nuovi, mi hanno stupito per energia, nuove idee e quel fare propositivo tutto messo in campo disposizione del pubblico. Un fervore creativo che mi ha lasciato deliziato. Ma soprattutto fiducioso sul fatto che la passione per il Gioco e la Letteratura di genere sono ancora forti e vive oltre le tendenze del momento e oltre gli stereotipi di oggi dell’intrattenimento.

Ho avuto l’impressione di un panorama in crescita, in un settore in cui non è facile muoversi, ma nel quale operano persone appassionate e determinate. Avanti così!

Certo, Lucca C&G non è solo un aggregato di creatività e visioni mirabolanti, purtroppo è un contenitore che presenta anche una serie di problemi logistici e organizzativi che a mio avviso incidono non poco sul successo dell’evento: più passano gli anni, più alcune situazioni di disagio strutturale si acuiscono. Soprattutto quest’anno abbiamo avuto tutti un assaggio di come, in diversi momenti, può essere difficile visitare la fiera. Io mi ritengo fortunato perché sono riuscito per un pelo ad accedere con disagi minimi al padiglione Carducci il sabato mattina, prima che contingentassero gli accessi. Mi è andata bene e devo dire che la vivibilità interna del padiglione il sabato era migliore rispetto a quella degli anni passati, ma probabilmente la penseranno diversamente i visitatori che sono rimasti bloccati fuori, in coda agli accessi scaglionati e che non sono riusciti a vedere nulla (pur pagando però anche loro il prezzo del biglietto).

Per fortuna non ha piovuto, altrimenti la situazione sarebbe esplosa.

Inefficienze pesanti (già segnalate abbondantemente nei reportage degli anni passati) da parte delle FFSS e una sorta di stallo da parte dell’organizzazione che da un lato lavora incessantemente per migliorare l’evento ma, dall’altra, sembra fatichi a prendere decisioni coraggiose e forti per il bene della kermesse e dei visitatori. Ciò non credo avvenga per colpa dell’organizzazione in sé, bensì perché essa non è adeguatamente sostenuta da strutture ed enti che dovrebbero operare in tal senso.

È vero, Lucca C&G non è più la fiera dei capannelli come ce la ricordavamo, non è più uno spazio dove è possibile provare in assoluta tranquillità i giochi (a parte il Real Collegio, se non erro, dove si svolgono le demo gli editori indipendenti). Ora la manifestazione è un’altra cosa, è un evento cross-multimediale, un appuntamento pop che potrà quindi per questo far storcere il naso a qualcuno (sono vicino agli editori che avevano gli stand adiacenti a quelli dei videogiochi), ma i numeri sono numeri: se i dati forniti sono reali, ci troviamo di fronte a quello che potrebbe essere il secondo evento nel settore al mondo.

Credo che dovremmo riflettere su questo. E credo che dovrebbe riflettere su questo tutto l’universo strutturale che ruota attorno a Lucca C&G. In un periodo di difficoltà e crisi di tutti i Paesi, abbiamo (parlo da italiano) tra le mani un’eccellenza, una risorsa incredibile che aspetta solo di essere valorizzata al meglio, di là degli interessi personali, di uno o di pochi. Voglio che Lucca C&G diventi il primo evento di settore al mondo e voglio parlare con i miei amici all’estero con orgoglio di questa iniziativa. Ma per farlo non mi bastano le miriadi di eventi organizzati, devo anche avere piena fiducia in un festival che sappia accogliere gli ospiti in tutta sicurezza. Un evento che possa dare quel minimo di giusta vivibilità a tutti i visitatori che paghino il biglietto (e anche i non paganti che devono essere bene accolti anche loro in sicurezza, anche se alcune strategie degli accessi alla città e ai padiglioni andrebbero ripensate).

Auspico che quel muro strutturale che impedisce oggi alla manifestazione di esplodere in tutto il suo sfolgorante potenziale (e che oggi lascia commenti ironici sui blog esteri a corredo delle foto dei ragazzi che si arrampicano sulle mura), possa sgretolarsi e che consenta di mettere – e far valere – sui tavoli opportuni soluzioni strategiche efficaci.  C’è un forte bisogno di aspirare a dare il giusto risalto a un festival che merita, una festa di cui andare fieri, e di cui essere sostenitori in ogni dove, senza se e senza ma.

Come disse qualcuno: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”.  Io ho sempre letto questa frase in senso positivo… Quindi forza ragazzi, forza Lucca C&G e facciamo in modo che questa Rivoluzione si avveri. Anche l’anno prossimo ci sarò, sicuramente  (reportage di Giulio Iannarella).